Aumentano in Italia i Comuni e le Province che scelgono di dotarsi di una carta di comportamento per gli eletti. Latore della proposta è il Consiglio d’Europa che già dal 1999 affronta la questione della governance etica. Il codice si fonda sulla promozione di norme etiche basilari minime e comuni a tutti gli eletti locali e regionali. Se il problema è sentito in Europa, in diverse declinazioni a seconda dei paesi, in Italia è invece una delle questioni principali della kermesse politica, per non dire la madre di tutti i problemi. La fiducia nelle istituzioni e nei suoi rappresentanti è ai minimi termini. Il biasimo copre tutto l’arco amministrativo, dai vertici dello stato ai piccoli comuni. Oggi più di ieri, il comportamento di chi è stato scelto per governare l’amministrazione della cosa pubblica è sotto l’occhio attento dei cittadini.
Il primo ente sul territorio a dotarsi del codice di comportamento è la Provincia di Rimini, in una seduta del 9 novembre 2009.
“Si tratta di un corpus di regole – afferma il presidente Stefano Vitali – che va a rafforzare la necessità di comportamenti positivi da parte degli amministratori dell’Ente”.
Secondo quando scritto nel documento, nessun membro della giunta può ricevere regali per un valore superiore ai 250 euro l’anno. Il problema delle regalie è forse quello più evidente e maggiormente legato, nell’immaginario collettivo, ad un rapporto tra politico e cittadino poco chiaro.
“Ci si concentra molto sulla questione dei regali, ma è un problema – ironizza Vitali – che riguarda soprattutto il passato. Anche i classici cesti natalizi oggi scarseggiano e di regali non ce ne sono più. Al di là delle battute, le regalie sono sempre state rare nella nostra realtà locale, ma abbiamo voluto evitare il problema a monte. Inoltre il documento approvato discende da quanto espresso dal Consiglio d’Europa: ne ricalca fedelmente gli intenti”.
Quanto ai regali, Vitali dichiara di aver ricevuto “sempre piccole cose, cesti natalizi e poco altro. Cose che abbiamo sempre messo a disposizione e diviso con tutti gli amministratori”.
Eppure la Provincia ha adottato il codice all’inizio della legislatura…
“Magari sembrerà pleonastico – conclude Vitali – ma credo che il codice abbia lo scopo di irrobustire la relazione tra amministrazione e cittadino, sottolineando il valore di esempio. Quando lo istituimmo non mancarono le critiche e le ironie, eppure ancora oggi penso sia stata la scelta giusta. Poi ogni amministratore deve avere buon senso, per il resto c’è la procura”.
Della stessa opinione è Andrea Gnassi, sindaco di Rimini. Anche se il capoluogo è ancora privo del codice, Gnassi ha però chiesto alla sua giunta di adottare un comportamento etico.
“È il Consiglio comunale che deve approvare il codice – dichiara il Sindaco – e spero lo faccia presto. Nel frattempo, però, lo abbiamo già adottato de facto. Lo stile di questa giunta è quello della sobrietà. Non solo riguardo ai regali ma anche nella amministrazione quotidiana. Le figure di supporto alla giunta sono passate da 19 a 11. Ogni assessore si muove con mezzi e a spese proprie, sia macchina, bici o autobus”.
Anche il Comune di Riccione non ha ancora adottato il documento.
“Sono convinto – afferma il primo cittadino della Perla Massimo Pironi – che alla base ci debba essere il codice di comportamento delle persone. Noi non abbiamo ancora affrontato la questione, ma ritengo che sia un argomento sensibile. È necessario lavorare sulla trasparenza in questo momento e creare un rapporto di fiducia. Anche se non si sono mai presentate situazioni particolari l’intenzione è di affrontare la questione”.
Una situazione simile si riscontra anche a Santarcangelo.
“Nel nostro comune abbiamo imposto al sindaco, agli assessori e ai consiglieri comunali di depositare la denuncia dei redditi, in modo da rendere sempre più trasparente il nostro lavoro – dichiara Mauro Morri, sindaco del comune clementino –. Per il resto non abbiamo il regolamento perché non riceviamo mai regali. È capitata qualche volta una bottiglia di vino o piccole cose per Natale. Una volta sono arrivati un panettone e dei fiori, ma nulla di valore. Sono piccoli presenti che fa piacere ricevere, nulla di più”.
Giorgio Pruccoli, sindaco di Verucchio dichiara: “Regali? Una materia che non abbiamo mai sentito bisogno di disciplinare, semplicemente perché non ce n’è la necessità. In otto anni da primo cittadino non ho mai ricevuto oggetti personali. Al massimo sono arrivati in Municipio omaggi del valore di poche decine di euro che abbiamo condiviso a Natale con tutti i dipendenti comunali”.
Viviamo in una terra virtuosa, insomma, in cui i politici mettono le mani avanti e rifiutano i regali, oppure non li ricevono direttamente, un po’ per la crisi, un po’ forse, perché nessuno si aspetta di ricevere qualcosa in cambio.
Il ritornello è sempre lo stesso: “Non abbiamo approvato il Codice etico perché non ne abbiamo sentito l’esigenza”. Eppure se l’Europa ha percepito l’urgenza di dare vita a questo documento, un motivo ci sarà. Perché un regalo, come afferma la saggezza popolare, non è mai disinteressato. Questo non significa che ogni regalo sia sinonimo di corruzione o di richiesta, ma è importante vigilare perché le persone che devono governare, come dichiara la carta, lo facciano nell’interesse della comunità e non anteponendo il proprio tornaconto personale, magari lusingato proprio da un piccolo presente. Si potrebbe proprio dire che questo presente, rovina il futuro.
Stefano Rossini