La incontriamo verso sera. Ha appena finito di parlare con una donna alla ricerca di un posto dove passare la notte. Un’italiana, con alle spalle un’attività commerciale ben avviata che però rischia di saltare perché, per colpa della crisi, i clienti non pagano da mesi ma i fornitori vogliono essere saldati lo stesso. Così lei, in un caldo pomeriggio di maggio, è andata giù di testa ed è scappata di casa. Ha preso il primo treno ed è arrivata fino Rimini, tentando di dimenticare un bilancio (aziendale e personale) che ormai non quadrava più.
Suor Elsa Calisesi, suora vincenziana delle Figlie della Carità, di persone in stato di disagio ne ha incontrate a centinaia. Da quando, nel 2003, ha iniziato il proprio servizio al Centro di ascolto della Caritas riminese, dopo 35 anni trascorsi come insegnante a La Spezia.
Anche se ancora ricorda con un po’ di nostalgia “quel sole meraviglioso delle Cinque Terre”, ha sempre conservato lo spirito e la tradizionale cordialità romagnola (è originaria di Borghi) e ancora oggi non nega un sorriso a nessuno. E nessuno è mai riuscito a farla arrabbiare sul serio perché a lei basta girare le spalle per vedere, appeso alla parete, Qualcuno che la sorregge nei momenti di sconforto. Che non mancano di certo. Quando le capita di non riuscire a rispondere come vorrebbe, perché i mezzi a disposizione non sono sufficienti. O quando bussa alla sua porta gente incredula e smarrita che quasi si vergogna a chiedere aiuto. Come quei coniugi riminesi affogati nei debiti, dopo la perdita del lavoro da parte del marito, che non volevano saperne di rivolgersi al loro parroco perché “il prete è professore di nostra figlia e non vorremmo che lei sapesse…”. O quell’imprenditore che aveva fatto fortuna negli Stati Uniti ma poi l’azienda è finita male e lui, rientrato in Italia, adesso sta cercando un lavoro come ragioniere…
Sono i cosiddetti “nuovi poveri”, quelli che non ti aspetteresti mai di vedere seduti alla mensa della Caritas. Gente finita dalle stelle alle stalle dopo un licenziamento, una separazione, una malattia. Ma anche persone che un lavoro ancora ce l’hanno ma lo stipendio non basta per arrivare a fine mese. E tra loro, sempre più italiani e anche tanti riminesi (anziani in particolare). Per i nuovi poveri e i poveri di sempre, da dieci anni la ricetta di suor Elsa è sempre la stessa: un piccolo aiuto materiale, tanto calore umano e una spruzzata di buon umore.