Il giro di Romagna in trentacinque anni. E pare ancora che molte storie non siano state raccontate e alcuni luoghi mai visti. “Possibile?”, ci si chiede. “È possibile” risponde Tiziano Arlotti (nella foto a dx), attuale conduttore della storica trasmissione di Vga TeleRimini, In zir par la Rumagna che dal 1977 si occupa di enogastronomia, musica, cultura e tradizioni della Romagna. Rigorosamente in dialetto. Sì, perché la sua peculiarità – oltre a quella di essere un programma itinerante – è quella di parlare la lingua locale. E ancora oggi, nonostante gli anni, il taglio è lo stesso. “Il programma resta di contenuto. Allo stile della narrazione spesso s’inserisce il documentario”, spiega Arlotti, dal 2007 alla conduzione del programma. È lui che dopo la morte del padre-fondatore della trasmissione, Marco Magalotti – pioniere del genere alla “Linea Verde” – si è mosso per l’“operazione recupero”. Marco Magalotti, “The Voice” (scomparso nel 2003) rimane il simbolo dell’emittente Vga Telerimini con i suoi trent’anni di ininterrotta collaborazione e le 700 puntate (in 24 anni) di In zir par la Rumagna (l’ultima, domenica 27 maggio 2001, realizzata proprio nello spirito con cui fu ideata, a Masrola di Borghi, nel museo della civiltà contadina di Secondo Urbini) con il regista Mario Lugli. L’obiettivo di Arlotti era salvaguardare tutto questo patrimonio, con il riversamento dal vhs al dvd. Dopo mesi di travasi Arlotti riesce a comporre nella cineteca comunale un archivio di 800 dvd, oltre trent’anni di lavoro. “Non potevo perdere un ricordo così straordinario. – aggiunge Arlotti – È un angolo intenso del passato dal quale sono passati tantissimi personaggi. Pensiamo solo all’orchestra che accompagnava le varie puntate”. Infatti, “In zir par la Rumagna” assomigliava all’attuale X Factor dei cantanti: al tempo la lista dei gruppi musicale folcloristici per volevano partecipare alla trasmissione era infinita. “Tutti volevano esserci, perché l’esibizione valeva come trampolino di lancio”. E tutt’ora si continua così. Succede l’inverso, invece, negli altri ambiti. Arlotti va a caccia personalmente delle figure più strane, dei mestieri più introvabili e dei racconti mai narrati. “Perché, la curiosità, è tutto”, parola di Arlotti. “Non dobbiamo dare ai telespettatori un percorso scontato, banale ma dobbiamo stupire, fare quelle domande che anche loro farebbero”. E gli ingredienti per questa ricetta, secondo lui risiedono nelle cose più semplici. All’improvviso le persone non sembrano più valere solo nella misura in cui producono – come succede oggi – ma riacquistano la dignità di persona attraverso il loro trascorso, la loro esperienza pregressa. “Ero a San Savino per un servizio – ricorda il conduttore – e all’ombra vidi tre vecchiettine che parlavano e ricordavano il passaggio del fronte. Non potevo lasciarmele sfuggire. Ma loro erano restie a parlare di fronte alla telecamera così feci finta di spegnere tutto – in realtà rimase accesa – e per ore mi raccontarono la drammaticità ma anche la solidarietà di quei momenti. È questo che intendo per cose semplici ma di contenuto”. In un corsa contro il tempo, per salvare il salvabile, Arlotti non si lascia sfuggire il maniscalco, l’ultimo calzolaio che lavora in bottega oppure il testimone della caduta del ponte sul Marecchia. Non manca all’appello nemmeno il declamatore di “zirudele” romagnole “in cui filosofia e vita quotidiana si fondono insieme”. In questa ondata di ricordi Arlotti punta stupire, a fare della nostalgia l’energia per presentare i personaggi più improbabili. “Ora sono alla ricerca del rabdomante, ha presente? Una volta per fare un pozzo non ti potevi sbagliare e c’erano loro. Ci sono ancora oggi quelli che lo fanno con il vecchio metodo? Qualcuno dell’entroterra lo trovo di sicuro”. Arlotti una ne pensa e cento ne fa. Altro progetto in canna, “andare a vedere come il si faceva il carbone nei tempi passati. Qualcuno a Casteldelci ci dovrebbe essere e voglio trovarlo”. Nulla è scontato e poco ancora è stato raccontato. “Siamo sempre in movimento, dalla fiere più famose a quelle meno conosciute e la curiosità è sempre dietro l’angolo”. Pensavate di sapere già tutto di Secondo Casadei? Vi sbagliate. “Proprio in queste settimane sono andate in onda delle chicche riguardanti il musicista di Savignano mai viste, che si vedono per la prima volta e ci parlano di un’uomo originale per i suoi tempi, che sconfisse i tedeschi a colpi di musica”.
Marzia Caserio