Educare è diventato sempre più una missione. Lo sanno bene i genitori, ma anche tutti coloro che operano in contesti extra familiari frequentati quotidianamente dai giovani (scuola, gruppi sportivi, parrocchia, ecc…). Ad ogni modo è impensabile e impossibile non farsi carico di un impegno del genere, per quanto esso richieda sforzi immensi da parte di tutti. Le parrocchie sono da sempre determinanti nella crescita di bambini e adolescenti, spesso accompagnandoli nel loro percorso di maturazione fin da piccoli. Le realtà parrocchiali possono anche contare sui circoli ANSPI, molto diffusi nella Provincia di Rimini, che sono in grado di aggregare moltissimi giovani con le iniziative proposte, rivolte anche agli adulti e agli anziani.
Anche a Santarcangelo ne è presente uno, intitolato a Don Bosco, capace di soddisfare le esigenze educative e ricreative di una vasta fascia d’età. Responsabile dell’oratorio in questione è Stefano Ottaviani, 46 anni, che da sempre ha vissuto la vita del ventennale circolo prima come animatore fino ad arrivare all’attuale incarico. “Educare oggi significa formare alla vita sociale – afferma Ottaviani – È indispensabile saper stare insieme nel rispetto degli altri. Le scelte che facciamo noi adulti devono essere orientate ad una esistenza cristiana: questo dobbiamo trasmetterlo ai ragazzi. Come ANSPI cerchiamo anche di infondere nei ragazzi un senso di cittadinanza attiva e responsabile”.
Per sensibilizzare i giovani verso tutto questo quali iniziative proponete?
“In base all’età è possibile scegliere diversi tipi di attività. L’unica di queste che risponde alle esigenze di tutti è lo sport. Per il resto è attivo un corso di teatro e, nel periodo estivo, diversi campeggi. Con i ragazzi delle superiori siamo in relazione con la Capanna di Betlemme: noi ci rechiamo da loro e li abbiamo anche ospitati da noi. Per gli adulti le attività sono ridotte dato che chi di loro partecipa spesso segue i ragazzi nello svolgimento delle iniziative. Ad ogni modo abbiamo organizzato due gite: una a Roma, in occasione dell’incontro avvenuto tra il Papa e le realtà legate all’ANSPI, ed una a Torino, per visitare la Sindone”.
Quali sono i problemi principali che dovete affrontare nel vostro operare?
“Soffriamo una carenza di strutture. Ci mancano spazi adeguati per la mole di ragazzi che muoviamo, composta da più di 200 giovani. Al momento è in cantiere la realizzazione di nuovi spazi parrocchiali, un progetto grande che ha incontrato numerose difficoltà. Dobbiamo migliorare anche come numero di educatori e di animatori. Infatti, sebbene ce ne siano, dobbiamo rispondere alle esigenze di un gran numero di ragazzi e quindi non sono mai abbastanza. Il circolo e la parrocchia sono importanti dato che i giovani non dispongono di luoghi stabili di aggregazione. Inoltre si registra una mancanza di voglia, da parte dei ragazzi, di buttarsi nelle cose. Non hanno la propensione a sacrificarsi per creare qualcosa. Più in generale ci sono casi, come negli altri territori, di consumo d’alcool e droghe”.
Che rapporto esiste tra la parrocchia ed il vostro circolo ANSPI?
“Agli inizi erano due mondi distanti. Ora, cioè da quando il circolo è gestito da una nuova generazione, abbiamo cercato con ottimi risultati di integrarlo con la comunità, attorno alla quale gravitano anche contesti come quello dell’Azione Cattolica e dell’AGESCI. Ognuna di queste realtà vive percorsi propri, ma non mancano comunque le occasioni per lavorare insieme: basti pensare all’ultimo Campo Lavoro Missionario durante il quale abbiamo profuso insieme gli sforzi per una buona riuscita dell’evento”.
Matteo Petrucci