Che i preti della nostra Diocesi si incontrino ogni anno per tre giorni di studio e aggiornamento è una consuetudine che risale ai tempi del vescovo Emilio Biancheri: incontri di aggiornamento teologico o pastorale, a seconda delle esigenze del momento e dei desideri espressi dal Presbiterio o dal Vescovo stesso.
Nei giorni scorsi – 4,5 e 6 giugno – si è ripetuto ancora una volta questo appuntamento, sollecitando i preti a confrontarsi su un tema pastorale di estrema importanza e attualità: la pastorale integrata.
Proviamo a mettere in ordine alcuni pensieri.
Introducendo i lavori di questa tre-giorni il vescovo Francesco Lambiasi, citando il papa Paolo VI, ha ricordato ai preti che “sono chiamati ad amare” per dare la giusta direzione ad ogni sforzo pastorale. Ogni impianto pastorale deve avere il suo fondamento teologico, e il fondamento teologico della pastorale integrata è la Spiritualità di comunione: comunione dei preti col loro vescovo, dei preti tra di loro, dei preti con i fedeli cristiani. Dunque alla base della Pastorale Integrata ”sta quella spiritualità di comunione che precede le iniziative concrete e purifica la testimonianza dalla tentazione di cedere a competizioni e personalismi”.
Nell’orizzonte di questa Spiritualità di Comunione la Pastorale integrata è la valorizzazione di tutte le espressioni, le ministerialità, i carismi, le vocazioni che si incontrano nella Chiesa e in ogni porzione di essa, per armonizzarle e potenziarle. Pastorale integrata è sinergia di persone, di idee, di risorse umane e materiali … nelle parrocchie e in ogni ambito di vita.
Tale spiritualità di Comunione, come base di una Pastorale Integrata, trova la sua naturale espressione nelle Zone Pastorali e nelle Unità Pastorali.
Per la verità, non è un discorso nuovo nella Chiesa e neanche nella nostra Diocesi. Già col vescovo Mariano la nostra Chiesa aveva fatto la scelta delle Zone Pastorali. Ora si tratta di dare sistematicità e compimento a quella intuizione che già da anni caratterizza il cammino del nostro Presbiterio e dell’intera Chiesa diocesana.
Molte cose rimangono ancora da capire e da studiare, soprattutto quel metodo graduale che permetta ai preti e alle Comunità di capire e accettare le nuove esigenze dell’evangelizzazione.
È certo però che la Pastorale Integrata, seppure all’inizio del suo cammino, segna già un punto di non ritorno per tutta la nostra Chiesa.
Egidio Brigliadori