È considerata una capitale del turismo, gioiosa e accogliente verso tutte le etnie, una città generosa ma così matrigna verso quei figli che vorrebbero conoscerla meglio anche se costretti a viverla “da seduti”, in carrozzina perché disabili.
Entrare in un ristorante, varcare l’ingresso di un negozio perché vi è venuta la voglia di acquistare un paio di pantaloni o solo per vedere da vicino la maglia esposta in vetrina. Accedere in libreria per verificare se il libro che attendete da tempo è uscito, oppure prendere un caffè o ordinare un gelato o chiedere informazioni. Tutte queste semplici azioni per chi cammina stando seduto nel centro di Rimini o in zona mare e nella stragrande maggioranza degli stabilimenti balneari diventano mission impossibile. Per non parlare dell’utilizzo di un bagno quantomeno accessibile, se non attrezzato come impongono le leggi.
“Vivere Rimini «in piedi» allarga e allunga l’orizzonte, ti permette di accedere a posti unici, di toccare le cose per meglio comprenderle, di annusare odori che se non ti avvicini non puoi sentire, di ascoltare rumori e suoni particolari che altrimenti il traffico smorza, di poter assaporare ognuno dei mille gusti che ti sa offrire. In sintesi, ti permette di utilizzare tutti e cinque i sensi che la vita ti ha donato”. Andrea Perazzini è un ingegnere riminese. Una decina di anni fa la Sla lo ha costretto alla sedia a rotelle. Se gli arti inferiori sono stati colpiti, non per questo Andrea ha rottamato la vita. Quando si muove a “quattro gambe” però a Rimini si trova davanti barriere architettoniche nel 99% di esercizi commerciali, uffici ed enti. Seguire l’ingegner Perazzini durante una sua giornata è un’impresa. I bar di piazza tre Martiri, ad esempio. Il bar Giovannini presenta proprio all’ingresso un gradino superiore ai 15 cm. Meglio non aver bisogno del bagno: è nell’interrato raggiungibile solo dopo due rampe di scale. Il bar che fa angolo con via IV Novembre presenta anch’esso un gradino al’ingresso e il bagno è al primo piano. Naturalmente ci dividono due rampe di scale. Stessa storia al bar Turismo: scalino di benvenuto all’ingresso e gabinetto al primo piano con relative rampe. Il bar Dovesi offre un gradino e una toilette non attrezzata. Stesso refrain di barriere architettoniche nei negozi più prestigiosi della piazza. “Per non parlare della pavimentazione di tutto il centro storico: – rilancia l’ing. Perazzini – per essere affrontata non basterebbe una carrozzina attrezzata con gomme da fuoristrada ma servirebbe un cingolato”.
Si riparte. Non va certamente meglio presso la sede degli Ordini degli Ingegneri e Architetti di Rimini: è assolutamente priva di qualsiasi rampa fissa. Che si fa? “Per accedere alla sede dell’Ordine occorre prendere appuntamento per trovare qualche uomo di buona volontà che ti carichi di peso con rampe rimediate e pericolose” assicura l’ing. Perazzini.
Ci spostiamo alla zona mare. I marciapiedi, specie delle zone più periferiche, sono un disastro e quasi sempre occupati da biciclette, bidoni dell’immondizia o oggetti “innocenti” che per chi si muove su sedia a rotelle possono diventare ostacoli insormontabili. Per non parlare degli stabilimenti balneari: la gran parte – annota Perazzini – è totalmente priva di accessibilità al disabile. Come arrivare alle zone destinate ai turisti in sedia a rotelle senza il pericolo di insabbiarsi? “Chi vive seduto sulla carrozzina – chiosa l’ingegnere – non vorrebbe e non dovrebbe stare sulle spalle di nessuno ma vorrebbe vivere con l’autonomia di cui ha diritto”.
Paolo Guiducci