“15 anni fa con il terremoto saremmo scesi tutti in strada. Oggi stiamo su Facebook”. La battuta circolava da mesi sul social network e il presagio si è avverato. Nel senso che, purtroppo, il terremoto c’è stato davvero. Ma anche che è davvero finito in tempo reale sul social network. Una rapidità che fa venire il sospetto che qualcuno, alle quattro del mattino di domenica, Facebook ce l’avesse ancora sottomano. Fatto sta che oggi si potrebbe proporre una nuova e moderna classificazione degli eventi sismici. La formula è semplice e si basa su di un dato inequivocabile: la zona di pericolosità di una scossa finisce laddove la prima preoccupazione dei cittadini non è più quella di mettersi in salvo, ma di trovare il modo più veloce per pubblicare un post sul proprio profilo. Meno la scossa è forte, meno questo punto sarà lontano dall’epicentro. Viceversa più il sisma è forte più il “punto Facebook” si allontana. Con la scala Facebook si potrebbe inoltre superare la frequente confusione tra le scale Richter e Mercalli, che è dai tempi delle medie che continuo a non capirle. Comunque sia, anche negli ultimi giorni abbiamo avuto la conferma di come ormai la realtà sia un semplice accessorio dei social network. A Riccione la sera dopo il terremoto hanno fatto i fuochi d’artificio. Non era ancora finita l’eco del botto che già c’erano commenti indignati su Facebook, e su Facebook gli amministratori sono dovuti andare a spiegare le loro ragioni. Oggi passa tutto di lì. Che ci volete fare: siamo o non siamo una Facebookrazia?