Una nebbia fitta pare avvolgere il domani di chi, avendo un figlio o un parente disabile, deve fare i conti con l’incertezza del futuro. A chi affidare la persona cara quando non ci sarò più? Si chiedono i genitori.
Una triste vicenda ha recentemente riacceso i riflettori sul tema del “Dopo di noi”: la morte del calciatore Piermario Morosini, improvvisamente stroncato da un infarto. La sorella, gravemente disabile è rimasta senza più nessun familiare in vita.
Spesso fatti del genere accadono senza che ci sia qualcuno a darne notizia.
Gli interrogativi che emergono sono tanti. Chi si prende cura della persona disabile quando resta sola?
“Nessuno resta completamente solo – risponde Paolo Vignali, ex presidente della Locomotiva, che da tanti anni si occupa, insieme ad altri familiari di disabili, di tale problematica –. Nel caso in cui una persona resti senza familiari, viene presa in carico dall’ente pubblico che, in base alla situazione patrimoniale e psico-fisica, cerca la soluzione più adatta. Vi sono diverse strutture residenziali nel nostro territorio”.
A proposito di territorio riminese, quali scenari si aprono parlando di questi temi?
“La cosa più difficile è creare percorsi di autonomia per i disabili gravi: esperienze che possano agevolare la strada futura di queste persone, come vacanze e iniziative che aiutino i disabili ad essere più autonomi, anche nel pensiero. Si dovrebbero creare, inoltre, miniappartamenti dove i soggetti possano vivere insieme ad altri ma in maniera più autonoma rispetto ad una struttura, sempre con l’ausilio di educatori e volontari. Parliamo di persone che hanno diritto a un’affettività e ad una vita privata come tutti”.
Anche se la realtà delle strutture è, in generale, migliorata rispetto al passato, i genitori delle persone disabili sperano che il proprio figlio, un domani, resti nell’ambito della famiglia magari supportato da fratelli o altri parenti.
Si avvicina a questo desiderio l’esperienza portata avanti da tempo dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con le Case Famiglia, dove è riprodotto il modello familiare con figure genitoriali di riferimento.
Altra realtà è quella degli appartamenti protetti o spazi abitativi di vario tipo. Un esempio è Casa per noi creata dall’associazione Crescere Insieme di Rimini (genitori di persone con sindrome di down) pensando al futuro dei propri figli.
“Alcuni ragazzi vivono per alcuni giorni a settimana in autonomia – spiega Sabrina Marchetti presidente di Crescere Insieme -. Hanno molta voglia di essere indipendenti e stiamo realizzando anche percorsi mirati al lavoro. Occorre partire dal ’durante noi’ per un migliore ’dopo di noi’”.
Marchetti descrive il territorio riminese come molto ricco di possibilità.
“Nonostante i tagli a livello nazionale, Rimini fa parte di una regione che sta lavorando bene sul piano del sociale. Oltre alle tante possibilità esistenti, il volontariato qui è molto attivo”.
Una situazione che pare fin troppo rosea…
“Tante cose possono essere migliorate. Ogni persona ha una storia diversa. A volte sarebbe auspicabile un maggiore ascolto da parte delle istituzioni pubbliche. Non è sempre solo questione di fondi da erogare. È importante il dialogo per valutare le varie situazioni personali o di gruppo. Dall’altra parte anche le persone che si rivolgono ai servizi dovrebbero uscire dalla logica del tutto dovuto”.
A volte è possibile fare quel passo in più capace di restituire alla persona una maggiore dignità e la soddisfazione di farcela grazie alla rete sociale ma un po’ anche da sè, fosse anche soltanto per una piccola parte del percorso
Silvia Ambrosini