Se non fosse per quel semaforo che di tanto in tanto ti costringe alla fermata, la chiesa di Santa Giustina sfuggirebbe all’attenzione di chi percorre la via Emilia verso Sant’Arcangelo, avvolta com’è da tante piante. Ma se ti permetti una sosta, anche breve, le sorprese non finiscono più: troverai una chiesa splendidamente adornata e pulita, un parco verde che in questo maggio già si tinge dei colori delle rose, spaziosi campi da gioco per i ragazzi e luoghi di ritrovo per gli adulti che vogliono sottrarsi al frastuono della trafficata via consolare… E ci sono anche un teatro e una casa parrocchiale che offrono mille possibilità di ritrovo, di incontro e di gioco. Insomma è fatica immaginare che manchi qualcosa al servizio di una pastorale accattivante ed efficace.
“Ma quello che più importa – ci dice con convinzione don Giuseppe Scarpellini, qui parroco dal 1983 – è l’assiduità alla preghiera, sia di singole persone, sia di gruppi organizzati, quali la Legio Mariae, il gruppo di preghiera di Padre Pio, di Santa Teresa … Abbiamo poi il prezioso strumento della radio con la quale stiamo in contatto coi nostri anziani e malati, soprattutto con la celebrazione della messa e la recita del rosario”.
E dunque le strutture pastorali non distraggono dall’essenziale della vita cristiana, la vita spirituale.
“Direi proprio di no. Lo spirito che anima la nostra comunità è quello di una grande famiglia che si propone di educare i propri figli, prima di tutto trasmettendo un forte senso di appartenenza a Cristo e alla Chiesa, poi cercando di far crescere relazioni di stima e fiducia tra i suoi componenti. Il conseguimento di questi obiettivi avviene attraverso numerose iniziative che conciliano momenti di crescita spirituale ad altri ricreativi, ad esempio l’organizzazione di pellegrinaggi e i ritiri in preparazione delle feste liturgiche o parrocchiali. Si tratta di momenti importanti per l’aggregazione e la spiritualità, in quanto al centro di tutto viene posta la preghiera, sotto varie forme, come incontro privilegiato con Cristo; altrettanto bello è però sperimentare la gioia di stare insieme come fratelli che condividono idee, valori, fede e che riconoscono il privilegio di sentirsi parte di una famiglia. Inoltre, il bene ricevuto in queste occasioni, diviene anche fecondo perché ciascuno porta con sé un arricchimento che può condividere nelle proprie famiglie, continuando a far risuonare l’eco della Parola e di un messaggio”.
So che la tua parrocchia ha vissuto momenti spirituali di particolare intensità con le reliquie di santa Teresa di Lisieux e con l’immagine della Madonna di Fatima. Questi avvenimenti hanno portato frutti duraturi?
“Ho potuto constatare come la comunione fraterna sia cresciuta in occasione di questi speciali che hanno visto la nostra parrocchia al centro dell’organizzazione di giornate o settimane di preghiere, incontri e celebrazioni, divenute occasione di richiamo spirituale per tutta la diocesi. In particolare penso a quando nel 1996 la nostra comunità è stata benedetta dalla visita delle reliquie di Santa Teresa di Gesù Bambino, per la prima volta in Italia. Tale evento, che ha richiamato migliaia di pellegrini, ha rappresentato un’esperienza unica non solo per l’intensità della preghiera con la Chiesa traboccante di fedeli ad ogni ora del giorno e della notte, ma anche come occasione di crescita spirituale.
Lo stesso è avvenuto in occasione della presenza per diversi giorni in parrocchia dell’immagine della Madonna di Fatima nel 2007, della Madonna di Loreto nel 2009 e della Madonna della misericordia nel 2010. Tali eventi sono stati vissuti con grande partecipazione dalla comunità. All’inizio potevano sembrare obiettivi anche troppo grandi e impegnativi per una piccola comunità, ma poi si sono rivelati decisamente fruttuosi sia dal punto di vista spirituale che da quello relazionale. Infatti non è stato difficile riunire persone disposte a mettere il proprio tempo e le proprie capacità a servizio di tutti, senza risparmiare energie, sperimentando anzi la soddisfazione di essersi spesi per gli altri e prima di tutto per Cristo. La crescita in queste esperienze è legata proprio al fatto di aver messo da parte le proprie esigenze ed essersi aperti a quelle degli altri, condividendo fatica e impegno non più come compaesani, ma piuttosto come fratelli. Posso certamente affermare che tali eventi hanno contribuito moltissimo alla crescita della comunità parrocchiale e di ciò ringrazio il Signore”.
Sicuramente santa Teresa ha lasciato tracce profonde in questa parrocchia e la chiesa ne è una testimonianza coi suoi molti richiami. Anche nelle persone si è impressa la spiritualità della santa di Lisieux?
“In primo luogo ne fa fede il gruppo di preghiera e di spiritualità teresiana. Poi c’è da sottolineare che durante le diverse visite delle reliquie sono state rappresentate ben sette pezzi di Teatro delle Ricreazioni di Santa Teresa, dai ragazzi della parrocchia; anche in questo caso, come in altri, il teatro parrocchiale è divenuto strumento non solo di svago, ma di formazione spirituale. E poi abbiamo avuto la soddisfazione e la gioia di esportare queste rappresentazioni fino al Carmelo di Lisieux”.
Spendiamo due parole sulla chiesa, così ordinata, così solennemente adornata, sempre scrupolosamente pulita… È anche questo un frutto della Santa del Bambino Gesù?
“Non come conseguenza diretta, ma come stile di vita comunitaria. Una comunità che prega cura anche particolarmente il decoro della chiesa grazie all’impegno costante di alcune persone che oltre al tempo aggiungono tanto amore e fede. Credo che anche una chiesa pulita e ordinata, come diceva il Santo curato D’Ars, sia segno di fede e rechi un messaggio di ordine interiore a coloro che la visitano”.
Lo stesso stile ordinato e pulito lo troviamo nel vastissimo parco che circonda la chiesa: richiami alla preghiera con le immagini di san Pio, di santa Teresa, della via crucis … Serviranno tante persone per curare le piante, falciare l’erba, piantare fiori …
“È vero. Bisogna riconoscere la grande importante e la preziosa collaborazione all’interno della comunità anche in queste espressioni umili e quotidiane che, in alcune circostanze, hanno superato le aspettative. Ma non ci sono solo gli operai della falce e della zappa: c’è anche un consiglio pastorale, formato da più di 20 persone, che si incontra periodicamente per riflettere, dialogare e operare scelte condivise sull’ordinarietà della parrocchia e sull’organizzazione delle attività”.
La parrocchia nel paese di Santa Giustina: oltre al suo ruolo specificatamente religioso ha anche una rilevanza sociale?
“La vita parrocchiale nella nostra zona rappresenta un po’ l’unico punto di aggregazione e propone diverse iniziative rivolte a tutte le fasce d’età: il volontariato per gli anziani, il gruppo giovanile, il centro estivo e i campeggi per i ragazzi, le feste di compleanno nella casa Regina dell’Amore, gli incontri per le famiglie e le giovani coppie, le gite e i pellegrinaggi.
Da segnalare l’attenzione particolare che la parrocchia riserva alla crescita culturale oltre che spirituale dei suoi abitanti, fornendo diversi momenti di formazione su varie tematiche: famiglia, educazione, conoscenza della Sacra Scrittura, dei Sacramenti, della vita dei santi …
È vero anche che l’ambiente parrocchiale è l’unico nella nostra zona ad offrire spazi e strutture adatti alle diverse iniziative, così, negli anni, è divenuto un punto di riferimento importante, luogo di incontro e di socializzazione. A questo proposito piace ricordare l’importanza e la forza aggregatrice avuta, soprattutto negli anni passati, dal teatro, dove ragazzi e adulti si sono impegnati tantissimo. Un’altra iniziativa più recente e che ha riscosso parecchio successo, è stata l’organizzazione di un centro estivo per ragazzi di elementari e medie; è gestito dal parroco e da alcune mamme che si mettono a disposizione per stare con i ragazzi, per animare i giochi e per fare da mangiare”.
Poiché lo spazio a nostra disposizione si va esaurendo, prova a dire in poche parole il tuo rapporto con questa comunità.
“Ecco, la mia, o meglio, nostra comunità è una bella comunità che, pur con tutte le difficoltà del momento storico che attraversa il nostro mondo, è viva perché vuole vivere la vita nuova in Cristo Gesù. È una comunità di cui vado fiero, mi stimo della mia comunità. Con molti ho un rapporto famigliare, di amicizia vera; poi ci sono tante persone buone che offrono la loro laboriosa opera e la loro continua preghiera: sono gli operai del Vangelo, e di ciò ringrazio il Signore”.
Egidio Brigliadori