In Romagna è un idolo per ogni appassionato del batti e corri, un esempio per ogni giovane. Ma anche all’estero è riuscito a farsi apprezzare per le sue capacità tecniche che l’hanno portato a girare il mondo. L’ultima offerta, dopo aver giocato per anni nelle leghe minori americane e, nel 2011, nel campionato australiano, l’ha ricevuta dal Giappone: precisamente dai Kagawa Olive Guyners. Insomma Alessandro Maestri, 27enne pitcher riminese, cresciuto nel vivaio dei Torre Pedrera Falcons, è pronto per una nuova sfida.
Hai concluso da poco un’ottima stagione in Australia. Come valuti questa esperienza sia a livello sportivo sia umano?
“È stata una gran bella esperienza. Ho avuto la fortuna di vedere quello che, a parere mio, è uno dei posti più belli al mondo. Il tutto giocando a baseball”.
Ti è capitato di essere protagonista di qualche pregiudizio?
“No, l’Australia è piena di persone provenienti da tutto il mondo. Problemi di quel tipo non sembrano esserci per quello che ho visto io”.
Com’è il livello del baseball australiano paragonato a quello italiano?
“Non giocando in Italia da sei anni mi risulta difficile effettuare un paragone. Comunque, per come è strutturato, assomiglia abbastanza al nostro campionato: non più di 4-5 partite alla settimana e, inoltre, la gran parte dei giocatori alterna il baseball ad un secondo lavoro, visto che la paga non è cosi alta”.
Hai vinto anche il Fan Choice Award(premio assegnato dai tifosi, votando via internet, al miglior atleta dell’Australian Baseball League). Che soddisfazione è stata per te?
“È stato un premio simpatico. Mi ha fatto piacere vedere che molta gente, soprattutto in Italia, mi ha votato”.
Ti piacerebbe tornare a giocare in Australia?
“Sì, certo. Il campionato inizia a novembre e quindi c’è tempo per decidere sul da farsi. Sicuramente rimane una bellissima opzione”.
Come hai avuto i primi contatti per andare a giocare nella terra dei canguri?
“Tramite Ryan Searle, un ragazzo australiano con cui ho giocato in America. Mi ha fatto avere un paio di indirizzi mail, da li è andato tutto liscio”.
Adesso per te si sono aperte le porte delle leghe giapponesi. Altro mondo, altra esperienza di vita. Cosa ti aspetti da questa nuova avventura?
“A dire il vero non so bene cosa aspettarmi dal Giappone. Non ci sono mai stato, ma sono molto molto contento di affrontare questa nuova avventura. Sarà sicuramente una bella esperienza, un bel cambio culturale”.
Chi ti ha proposto di intraprendere un’esperienza in Giappone?
“È stato un signore giapponese che veniva molto spesso a vedere le nostre partite. Lui ha fatto da intermediario”.
Ci sono squadre del campionato italiano che ti hanno fatto la corte per inserirti nel loro roster?
“Mi è stato più che altro chiesto quali fossero le mie intenzioni per quest’anno: al momento, però, sono quelle di andare in Giappone in cerca di fortuna”.
Un giorno tornerai a giocare in Italia?
“Lo dico sempre: fa piacere sapere che in caso qualcosa vada storto ci sia sempre la possibilità di tornare a casa”.
(Possibilità più vicina di quanto si creda perché un problema con il “visto” potrebbe vederlo vestire la maglia dei Pirati nel match con il Nettuno, ndr).
Quanto ti ha fatto crescere questo sport fino ad ora?
“Penso tanto. Mi sento fortunato ad avere già fatto tutte queste esperienze”.
Il fatto di vivere per lunghi periodi lontano dalla tua terra d’origine quanto ti ha permesso di maturare?
“Mi ha insegnato tantissimo, in primis come cavarmela da solo. Poi penso mi abbia aperto tanto la mente: trovo molto interessante venire a contatto con nuove culture”.
Cosa ti manca di più della tua città quando sei all’estero?
“L’estate riminese”.
Matteo Petrucci