Rassicuriamo il lettore. Il titolo è giusto. Parliamo della crisi dei comici, non di quella economica. Tra le due situazioni c’è uno stretto legame. Lo dimostrano severi trattati scientifici, secondo cui la mancanza di ispirazione negli autori satirici è provocata dalla scorretta concorrenza dei politici. Ogni crisi economica è frutto di fattori che non dipendono dalla volontà di chi dolorosamente la subisce. Bensì è il prodotto di linee politiche sulle quali i cittadini non possono intervenire. Spesso i loro rappresentanti eletti in Parlamento ed i loro governanti seduti a Roma, si fanno portavoce di interessi diversi da quelli comuni che dovrebbero tutelare.
Le nostre cronache politiche hanno riportato dapprima l’euforia di un capo di governo che sosteneva essere il nostro il migliore dei mondi possibili, con i ristoranti di lusso pieni di clienti. Poi sono venuti i severi richiami ad un’imminente catastrofe. Occorreva turarsi il naso e bere l’amara pozione del nauseabondo olio di ricino della nostra infanzia.
Messe così le cose, quale spazio possono avere i comici per rinnovare il loro repertorio? Negli ultimi mesi tutte le trasmissioni televisive di satira hanno registrato un calo negli ascolti, conseguente al calo della qualità dei protagonisti in scena. I critici di mestiere hanno analizzato con arguzia gli andamenti lenti di ogni produzione.
Nella nostra ignoranza, possiamo soltanto constatare che le antiche invenzioni di Paolo Cevoli assessore alle varie ed eventuali del Comune di Roncofritto, sono state superate e cancellate dai recenti dibattiti politici. Dove un’ipotetica emergenza ha inventato un segretario di partito già ministro nell’ex governo che, a detta del suo leader, si mangia tutti i colleghi segretari da mane a sera. Sugli avversari così non ricade più la vecchia accusa di mangiare soltanto bambini in salsa moscovita.
Dite voi se ai comici sia o no lasciato lo spazio necessario per respirare e sopravvivere all’abbraccio fatale dell’attuale quadro politico. Che ha come suo massimo esponente il professor Monti, uomo amabile ma troppo abituato a sfoggiare un sottile spirito all’inglese nel far battute che restano incomprensibili a quanti non abbiano frequentato la Bocconi. Preoccupa che nel giro di qualche decennio la vecchia caricatura televisiva dello studente calabrese fuoricorso della Bocconi, sia stata soppianta da un vero professore della Bocconi stessa, divenuto presidente del Consiglio. 1075]
Antonio Montanari