Nel Vangelo di Marco (14,1-72.15,1-47) che leggiamo la domenica delle Palme l’Evangelista ci racconta gli ultimi giorni della vita di Gesù, dal suo ingresso a Gerusalemme fino alla morte in croce del venerdì. Gesù è consapevole da tempo che la sua vita terrena è in pericolo: i farisei, gli scribi hanno cercato in tutti i modi di trarlo inganno per poterlo condannare, ma Egli non si lascia intimidire. Il Padre, infatti, gli ha dato una missione e nessun complotto degli uomini può fermare il compimento di questa Volontà. Ci soffermiamo qui sulla prima parte del brano, ossia l’ingresso di Gesù e dei discepoli a Gerusalemme.
La vicenda in questione si svolge in concomitanza con la Pasqua ebraica: sommi sacerdoti e scribi stanno cercando il momento propizio per catturare (e condannare a morte) Gesù. Egli si trova a Betania, a casa di Simone il lebbroso. Avviene qui uno dei momenti più significativi della vita di Gesù (raccontato con ampi dettagli nel Vangelo di Giovanni) in cui Gesù viene cosparso di nardo purissimo, un profumo molto pregiato che veniva anche usato prima della sepoltura. Alcuni dei presenti si sdegnano per questo gesto (Giovanni ci dice che è Giuda il primo della fila) perché vedono in questo uno “spreco” (la quantità di profumo utilizzata è notevole e il suo corrispettivo in denaro è pari circa allo stipendio annuale di un bracciante dell’epoca!). Ma la logica di Dio è spesso diversa da quella dell’uomo: quel gesto della donna è dettato dalla gratitudine verso Gesù e rappresenta l’anticipazione alla sua morte corporale. Il profumo, infatti, può sprigionare tutte le sue note aromatiche solamente usandolo, “sprecandolo”. Mi piace vedere il parallelo tra questo profumo “sprecato” e il dono della vita di Gesù che si “spreca” per noi. Anche dovremmo forse riappropriarci del giusto significato delle parole. Sprecare – in termini economici – è per noi lo spendere oltre misura del denaro, scegliere di impiegare malamente un qualcosa di prezioso che abbiamo. Questo infatti è giusto per le cose materiali. Ma se lo applichiamo ad un profumo… quale altro modo c’è di apprezzarlo e goderne se non utilizzandolo/sprecandolo?
Quale altro modo di spendere bene il nostro tempo per ascoltare il Signore o i fratelli se non quello di donarlo gratuitamente, visto che non possiamo racchiuderlo né in contenitori né in comodi sacchettini da usare all’occorrenza. Ecco la logica dello “spreco” divino (ben lontana dalla nostra): il Signore si spreca per noi, nel senso che si dona oltremisura, ci riempie di ciò di cui abbiamo più bisogno ma lo fa con una misura colma e straboccante. È per questo che a volte ci sentiamo dire che il tempo dedicato per stare in silenzio alla presenza del Signore sembra un perdere tempo (tante e importanti sono le altre cose da fare): invece è proprio in quei momenti che possiamo attingere a quel profumo prezioso che il Signore ha deciso di donarci per impreziosire la nostra vita di tutti i giorni!
Ormai i tempi si stringono, Giuda si sta preparando per consegnare Gesù per denaro. Anche Giuda “spreca” il dono di Gesù (risulta qui la contrapposizione evidente tra questo spreco e quello “spreco” causato dall’amore…). Gesù chiede ai suoi discepoli di scegliere un posto dove poter celebrare la Pasqua con Lui. “C’è un uomo in città con una brocca d’acqua: seguitelo e vi condurrà nel luogo dove celebreremo la Pasqua”. Sarà l’occasione per l’istituzione dell’Eucarestia, dono preziosissimo che rimane per noi cristiani il centro della nostra esperienza di fede e di vita.
Ognuno è chiamato anche quest’anno a vivere in prima persona l’Amore di un Dio che muore in croce, che traccia la via della nostra salvezza attraverso quel legno, che tanto spesso ci interroga, manda in corto circuito i nostri pensieri e il nostro io, e che ci ricorda ancora una volta che senza quella croce non è possibile la Resurrezione e la vittoria sulla morte. E come accadde ai discepoli ci chiede di seguirlo in questo cammino verso la Pasqua.
Eugenio Savino
seminarista di seconda teologia