Più tecnologia e meno emissioni inquinanti. Con questo slogan il termovalorizzatore di Coriano si è presentato alla società la scorsa settimana, insieme al nuovo impianto a lettura ottica per la selezione dei rifiuti differenziati, e ad un percorso espressamente rivolto ai visitatori, “nemici” compresi. Già, perché il “gigante” di Raibano, da tempo è bersaglio di associazioni ambientaliste e comuni cittadini intimoriti dalle emissioni derivanti dall’incenerimento dei rifiuti. Per chi dice no al mega-impianto, poi, non è solo un problema di impatto ambientale. La domanda che si fanno in molti è: perché potenziarlo quando aumentano anche i volumi della raccolta differenziata? Nel 2011 la quantità dei rifiuti destinati al recupero (carta, vetro, plastica ecc.) ha raggiunto in provincia il 59,2% contro il 52,8 del 2010.
Parallelamente, negli ultimi anni, l’indifferenziata ha avuto un forte declino: dalle 151.046 tonnellate del 2008 alle 104.115 del 2011 (esclusi i 7 comuni dell’alta Valmarecchia). L’immondizia non destinata al recupero va a smaltimento in discarica, in impianti di compostaggio o al termovalorizzatore (Raibano, appunto) che con la quarta linea fresca di inaugurazione, li trasforma in energia elettrica e termica. Proprio quest’ultimo impianto, negli stessi anni, si è aggiudicato una quota crescente di rifiuti indifferenziati: dalle 34mila tonnellate del 2008 alle 77.881 del 2011 (il 74,80% contro il 25,20% della quantità che va in discarica, pari a 26.234 t.).
L’obiettivo del termovalorizzatore di Hera e della quarta linea in particolare, come spiega l’Ing. Claudio Galli, amministratore delegato di Hera Ambiente, è proprio questo: “Sostituire per sempre la discarica che è molto più impattante di qualsiasi altra cosa”. Il riferimento è a Sogliano dove la provincia di Rimini scarica i suoi rifiuti dal 2004 grazie ad un accordo interprovinciale, e non solo. “A Rimini per 23 anni abbiamo esportato rifiuti: dal 1989 ad oggi abbiamo portato fuori dalla provincia più di un milione e mezzo di tonnellate. Oggi invece – sottolinea Galli – ci siamo evoluti: Rimini è autosufficiente per lo smaltimento dei rifiuti urbani, per recupero di materia ed energia, ma soprattutto è al riparo dal rischio emergenze almeno per vent’anni”. A sottolinearlo, durante il taglio del nastro del termovalorizzatore corianese è stato anche il presidente della Provincia Stefano Vitali riferendosi ad una scelta “forse impopolare in passato”, ma che oggi “garantisce un’attività efficace ed efficiente anche nel periodo estivo”.
Dunque nonostante l’aumento della differenziata, l’inceneritore (oltre a quello di Raibano, il Gruppo Hera Spa ne gestisce altri 5 a livello regionale) continua e continuerà a bruciare. Attualmente la struttura è dotata di una linea di combustione con una capacità di smaltimento di 400 tonnellate al giorno tra rifiuti solidi urbani e speciali. Da questi ottiene energia elettrica per 80 milioni di chilowatt l’ora (Kwh) in grado di soddisfare, secondo i calcoli di Hera, 30mila famiglie per un risparmio di 18.500 tonnellate di petrolio.
A ciò si aggiunge (per un costo complessivo di 83 milioni di euro) un impianto innovativo a lettura ottica per la selezione dei rifiuti urbani da raccolta differenziata, da avviare al riciclo. Due i vantaggi illustrati dal Gruppo Hera: una selezione molto più puntuale e veloce del materiale e la riduzione del margine di errore e dei residui di scarto. L’obiettivo è di aumentare così il materiale effettivamente avviato a recupero sul totale dei rifiuti raccolti nei cassonetti della differenziata.
Tutti questi vantaggi non bastano però a placare il fronte del no. La termovalorizzazione, infatti, trasforma i rifiuti in una composizione chimica differente rendendoli, a detta anche di alcuni esperti, anche molto più pericolosi rispetto a quelli di partenza tra scarti, fumi e polveri di scarico. Hera però lo ha ribadito anche al taglio del nastro: il sistema di depurazione dei fumi, con doppio strato di filtrazione e abbattimento degli ossidi di azoto, permette di abbattere le emissioni che nel 2011 sono state “mediamente inferiori del 95% ai limiti di legge”. E i rifiuti speciali? Il termovalorizzatore, assicura Galli, si occupa solo dello smaltimento di quelli assimilabili ai rifiuti urbani (non pericolosi) mentre i rifiuti speciali che altrimenti non potrebbero essere trattati (scarti di lavorazione, terre contaminate, ecc.) vanno in discarica. Nel 2008 ne sono stati smaltiti 654.716 tonnellate, circa quattro volte quelli solidi urbani. Perché così tanti?
In ogni caso, precisano dalla Provincia, le autorizzazioni prescrivono che al termovalorizzatore di Raibano non possono essere smaltiti rifiuti speciali provenienti da altri territori.
Alessandra Leardini