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Credo in Dio Padre e Creatore del cielo e della terra

La chiesa di Sant’Agostino di Rimini ha ospitato lunedì 5 marzo il primo dei cinque incontri di meditazioni quaresimali organizzati dalla Diocesi che questo anno pastorale sono incentrati sulla professione di fede dei cristiani, cioè il Credo, simbolo apostolico. Ha guidato la prima meditazione dal titolo “Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra” la prof.ssa Bruna Costacurta, biblista, docente di Esegesi dell’Antico Testamento presso la Pontificia Università Gregoriana.

<+nero>Prof.ssa Costacurta, ci può spiegare il significato delle prime parole della professione di fede?
<+testo_band>“Parto dalla parola Padre. Gesù, durante il suo ministero, ha spiegato l’amore di Dio Padre, attraverso alcune parabole che possiamo trovare nel Vangelo di Luca, al capitolo 15: la parabola della pecorella smarrita, della dramma perduta e infine la parabola del padre e dei due figli. Sono racconti legati tra di loro, perché nella prima la pecora è scappata dal recinto, nella seconda la dramma è stata smarrita in casa e infine il figlio minore della terza parabola è scappato dalla casa del padre (come la pecorella) mentre il figlio maggiore si è “perduto” in casa (come la dramma). Gesù rivela l’amore del Padre: Padre che va alla ricerca di chi si è smarrito volendo fuggire da Lui, Padre che aspetta con ansia il ritorno del figlio amato e Padre che nonostante sia stato abbandonato, accoglie il figlio tornato e fa festa per lui. Un figlio, racconta, che lo considera morto, chiedendo l’eredità, vuole solo beni materiali, come se il padre non avesse altro da donare. Quando viene il momento del ripensamento del figlio, il padre è lì che lo aspetta e anche se il figlio ha deciso di essere servo, lui non lo lascia neanche arrivare, gli corre incontro, lo abbraccia e non lo lascia finire di parlare. Questo padre perdona sia l’uno che l’altro figlio che non ha mai capito il suo amore. Ma nella Scrittura il Padre rivelato da Gesù è ancora di più. È un Padre che corregge chi ama, è più di un padre umano. Come dice il profeta Isaia: “Si dimentica forse una donna del suo bambino così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse io invece non mi dimenticherò mai

Il Credo ci parla di un Padre che è Creatore, due termini dissimili tra loro.
“Dobbiamo rifarci al testo di Genesi al capitolo 1. Dio è Creatore del cielo e della terra, due opposti che dicono della totalità. Dio è creatore di tutto l’universo. Il testo di Genesi è il fondamento del Credo. Dio crea in sei giorni poi, al culmine della creazione riposa perché è totalmente libero. Dio il settimo giorno riposa, cosa che deve fare anche l’uomo per capire che non è lui il padrone della terra, quindi il riposo è per lodare il Dio, unico creatore dell’universo. Dio crea separando e dal caos genera un ordine cosmico. Separa, divide, distingue. L’uomo deve accettare di essere diverso, distinto, separato dagli altri, deve accettare la diversità dell’altro, ma soprattutto deve accettare di essere diverso da Dio. L’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Ma nel secondo racconto di creazione, Genesi 2, l’uomo è creato dalla terra e tornerà in polvere come gli animali, ma ha in più l’alito divino, respira il respiro di Dio. L’uomo riceve il dono della figliolanza divina. L’atto del creare di Dio scaturisce dall’amore”.

Altro termine del Credo è Onnipotente.
“È nell’amore che il Padre si rivela Onnipotente. Amore quando crea il popolo di Israele, quando prende per mano Giobbe e lo porta a osservare tutte le meraviglie del creato. Il Salmo 103 ci parla dell’amore di Dio, Padre tenero verso i figli. La potenza di Dio si rivela sulla croce: nella morte e resurrezione uccide la morte”.

Tornando alla parabola del Padre e dei due figli, si nota che non è conclusa, non si sa cosa decide il figlio maggiore.
“Siamo noi ora che dobbiamo rispondere alla domanda: credi tu in Dio Padre Onnipotente? Solo con la risposta potremo entrare nella casa del Padre e fare festa nella gloria dei Santi”.

Isabella Rinaldi