Prima Guerra Mondiale. Guerra di trincea, combattuta dagli uomini ma anche dagli animali. Il cavallo Joey è il vero protagonista di War Horse, il film di Steven Spielberg con sei nomination agli Oscar, tratto dal libro di Michael Morpurgo, adattato da Lee Hall (lo sceneggiatore di Billy Elliott) e Richard Curtis (Love actually), a sua volta alla base dell’omonimo spettacolo teatrale in scena con successo a Londra dal 2009. Nella campagna del Devon il giovane Albert crea un fortissimo legame di amicizia con il quadrupede, dimostrando a tutti che l’equino può cavarsela anche nelle situazioni più disastrate. Le condizioni economiche della famiglia costringono però il padre a vendere la bestia all’esercito inglese, con grande disappunto di Albert. Joey passa da un esercito all’altro, fa amicizia con una sveglia ragazzina e con un “coetaneo” a quattro zampe e vede attraverso i suoi occhi gli orrori del conflitto.
Storia edificante e coinvolgente, ben orchestrata da Spielberg che, nonostante si faccia prendere in qualche punto la mano dall’enfasi con qualche piccolo “cedimento”, riesce a ritrovare il dominio della materia narrativa con pagine ad ampio respiro che portano ad un sentito entusiasmo emotivo. Non ci si annoia. Al contrario ci si appassiona sempre più tifando per Joey e per il suo desiderio di raggiungere la libertà, con quella forsennata corsa tra il filo spinato a caccia della dignità. La guerra divide e spezza gli animi, Joey riesce a ricongiungere le persone ed i cuori e forse, da qualche parte tra le trincee, c’è il suo amico Albert. Riprese in Inghilterra in luoghi di grande fascino, incassi statunitensi non da record (78 milioni di dollari) ma Spielberg rimane sempre uno dei più grandi “re Mida” cinematografici e il risultato del botteghino non lo impaurisce.
Il Cinecittà si Paolo Pagliarani