L’accesso alle chiese aperte al culto non può essere condizionato al pagamento di un biglietto di ingresso”. Una Nota, approvata dal Consiglio episcopale permanente della Cei diffusa martedì 14 febbraio, intende riaffermare tale principio, tipico della tradizione italiana.
“Questa regola – si legge – vale sia per le chiese di proprietà di enti ecclesiastici sia per quelle dello Stato, di altri enti pubblici e di soggetti privati. Si applica anche alle chiese di grande rilevanza storico-artistica, interessate da flussi notevoli di visitatori: è fondamentale, infatti, che il turista percepisca di essere accolto nel luogo sacro e, di conseguenza, si comporti in maniera adeguata e rispettosa”. Comunque, “il principio generale non impedisce che si possa esigere il pagamento di un biglietto per la visita a parti del complesso chiaramente distinte dalla chiesa, quali, per esempio, la cripta, il tesoro, il battistero, il campanile, il chiostro o una singola cappella”. Vi sono, di fatto, in Italia chiese con ingresso a pagamento: si tratta, comunque, di eccezioni numericamente assai contenute, rispetto all’ingente patrimonio complessivo. Da un’indagine condotta lo scorso anno dalla Cei sull’intero territorio nazionale, “risultano infatti solo 59 chiese (su 95.000 ndr) per accedere alle quali viene chiesto il pagamento di un biglietto”.
“Secondo la tradizione italiana – precisano i vescovi italiani nella Nota -, è garantito a tutti l’accesso gratuito alle chiese aperte al culto, perché ne risalti la primaria e costitutiva destinazione alla preghiera liturgica e individuale. Tale finalizzazione è tutelata anche dalle leggi dello Stato”. La Conferenza episcopale italiana ritiene che “tale principio debba essere mantenuto anche in presenza di flussi turistici rilevanti, consentendo l’accesso gratuito nelle chiese nelle fasce orarie tradizionali, salvo casi eccezionali a giudizio dell’ordinario diocesano”. Pertanto “le comunità cristiane si impegnano ad assicurare l’apertura delle chiese destinate al culto, in special modo quelle di particolare interesse storico e artistico situate nei centri storici e nelle città d’arte, sulla base di calendari e orari certi, stabili e noti”.
La Nota chiarisce, poi, che “ai turistiche desiderano visitare le chiese, le comunità cristiane chiedono l’osservanza di alcune regole riguardanti l’abbigliamento e lo stile di comportamento e soprattutto il più rigoroso rispetto del silenzio, in modo da facilitare il clima di preghiera: anche durante le visite turistiche, infatti, le chiese continuano a essere ‘case di preghiera’”. Ci sono anche delle precisazioni su quelle chiese molto frequentate dai turisti: “In presenza di flussi turistici molto elevati gli enti proprietari, allo scopo di assicurare il rispetto del carattere sacro delle chiese e di garantire la visita in condizioni adeguate, si riservano di limitare il numero di persone che vengono accolte (ricorrendo al cosiddetto contingentamento) e/o di limitarne il tempo di permanenza”.
La Diocesi di Rimini non ha mai applicato ticket all’ingresso delle chiese.