Se la toponomastica (scienza dei nomi e dei luoghi) è ancella della storia, il toponimo “Compitum” ci riporta indietro di parecchi secoli, almeno a quel Giulio Cesare che di ritorno dalla Gallia si mise a giocare a dadi sull’argine del Rubicone.
L’antico “Compitum ad confluentes”, l’incrocio al confluire di più strade consolari, è diventato, nell’era cristiana, San Giovanni in Compito. La sua pieve, sorta sulle rovine di templi pagani, è forse una delle più antiche del nostro territorio ed anche una delle più ampie per territorio giuridico. Ma il tempo, si sa, logora anche le fibre più forti. San Giovanni ha perso la sua supremazia da quando tutti i suoi privilegi sono passati a Santa Lucia di Savignano. Anzi, per un certo tempo ha perso anche il suo titolo di parrocchia ed ora rischia di vedersi sorpassata dalla nuova chiesa del “Cesare”.
Don Vittorio Mancini, parroco dal 1977, dopo l’epica guida di don Giorgio Franchini, ci spiega meglio l’evoluzione e la configurazione della parrocchia.
“Quando sono arrivato qui c’era solo la chiesa di San Giovanni. Poi, con lo sviluppo urbanistico nella zona “Cesare”, si è ritenuto opportuno realizzare un centro religioso anche lì, ed è nata la chiesa del <+cors>Cuore Immacolato di Maria<+testo_band>. Così oggi mi ritrovo una parrocchia con due chiese: quella di San Giovanni conserva il titolo di parrocchia, ma le funzioni più importanti e con maggiore partecipazione di fedeli le facciamo al Cesare, perché più capiente”.
Si tratta comunque di una sola parrocchia e di un’unica comunità?
“Sì, la parrocchia è unica, ma costa una certa fatica edificare l’unità fra realtà così vicine, ma con abitudini assai diverse. La comunità attorno alla Chiesa nuova, che prima era per metà di San Giovanni e per l’altra di Santa Lucia, (ma che negli anni ’70 in gran parte faceva riferimento a Santa Lucia), si è formata nel 1981 con la consacrazione della chiesa nuova, con vita propria, con l’entusiasmo iniziale di nuova comunità, con responsabile principale il bravo sacerdote e fondatore don Riccardo Cesari. Dal 1992, come dicevo, tutto il territorio forma una sola parrocchia intitolata a San Giovanni Battista”.
Una sola parrocchia con un ampio territorio di campagna e con un centro urbano di recente crescita. Due diversi tenori di vita?
“Forse non troppo accentuati, ma certamente diversi. Intanto è evidente che dei 4.250 abitanti la maggior parte risieda nella zona urbanizzata, ma molte sono anche le famiglie che vivono in aperta campagna. Il territorio di campagna è quello che da sempre appartiene alla parrocchia di San Giovanni e quindi più legato alla parrocchia stessa. È anche evidente che ha caratteristiche prevalentemente rurali, abitato da gente dedita in buona parte all’attività agricola e che ha un legame più diffusamente radicato con la parrocchia.
L’altra zona, quella del Cesare, più verso Savignano, per intenderci, ha conosciuto un marcato sviluppo edilizio negli ultimi 30 anni ed è caratterizzata dalla presenza di famiglie generalmente più giovani, che lavorano per lo più nel settore secondario e terziario.
Nessuno però è ricco, né da una parte né dall’altra, ma grazie a Dio neppure si incontrano famiglie troppo povere”.
Oltre alle due chiese per il servizio religioso, ci sono altre strutture a servizio della comunità?
“Al Cesare, sotto la chiesa, c’è un ampio salone che la gente utilizza volentieri per momenti di festa come compleanni, battesimi, incontri dei gruppi di famiglie… Lo utilizziamo anche, un giorno alla settimana, per l’oratorio coi ragazzi, con varie attività ricreative e creative. Così pure sono messi a disposizione della gente gli ambienti di San Giovanni: campi da gioco, parco, giochi all’aperto per bambini, sala parrocchiale, sala del bar ACLI, tendone estivo. Si cerca anche in questo modo di far crescere la comunione fraterna”.
Dopo una doverosa descrizione socio-demografica della parrocchia possiamo ora raccontare qualcosa della sua vita di comunità cristiana.
altre parrocchie: puntiamo sulla messa domenicale, valorizziamo i tempi forti dell’anno liturgico, lasciamo spazio a momenti e a gruppi di preghiera, recitiamo il rosario prima di ogni messa … Cerchiamo di vivere l’affidamento e la consacrazione a Maria Madre della Divina Grazia. La Madonna, prima missionaria, ci porta a Cristo. Vorrei aggiungere qualcosa riguardo alla messa domenicale. Per viverla il meglio possibile, la messa viene preparata attraverso l’incontro del gruppo liturgico, durante il quale si condividono riflessioni e meditazioni sulle letture domenicali. È una sorta di <+cors>lectio<+testo_band> che ci dà modo di pregare e di preparare anche per gli altri una liturgia ordinata e creativa. Impariamo così a partecipare più direttamente, in primo luogo col canto, e a sollecitare tutti i presenti alla stessa partecipazione”.
Una media parrocchia come questa, con più di 4.000 abitanti, dovrà impegnarsi molto anche nell’educazione dei bambini e nella catechesi.
“I bambini sono ancora tanti. Vorrei però far notare subito che da un po’ di tempo i decessi superano di numero le nascite. E questo non è un buon sintomo. Per quanto riguarda l’educazione dei bambini abbiamo due momenti specifici: l’oratorio settimanale per alcuni mesi all’anno e la catechesi ordinaria settimanale per i bambini e i ragazzi, dai 7 ai 12 anni. Devo ringraziare il Signore per il buon numero di catechisti, una quarantina, e per la loro generosa disponibilità. Coi bambini dagli 8 ai 12 anni seguiamo, grosso modo, i catechismi CEI, coi bambini di 7 anni, cioè con quelli del primo anno, facciamo più una catechesi familiare che di gruppo”.
Spieghiamo meglio questa novità nella catechesi.
“Da qualche anno ai genitori dei bambini di 7 anni, frequentanti il secondo anno della scuola elementare, viene proposto un percorso di catechesi familiare. Consiste nello svolgimento di incontri mensili di iniziazione cristiana per fanciulli mentre i genitori sono invitati a confrontarsi insieme, riscoprire, rinnovare il proprio rapporto col Signore e prendere consapevolezza del ruolo insostituibile di trasmettere la fede ai propri figli. Ci si accorge così di toccare un nervo scoperto, analizzando quanto i genitori fanno o non fanno per educare alla fede i propri figli, e al contempo si cerca di impegnare i genitori a svolgere attività di catechismo ai propri figli, secondo un programma proposto nel corso dei periodici incontri parrocchiali”.
Genitori, bambini, famiglie … e i giovani, i fidanzati?
“In collegamento con i francescani conventuali presso il santuario del SS. Crocifisso di Longiano e con la parrocchia di Santa Lucia si sono formati due piccoli gruppi di fidanzati in cammino di discernimento della scelta del matrimonio cristiano. Inoltre la parrocchia fa il suo corso di preparazione al matrimonio nel bimestre maggio-giugno di ogni anno. Tre laici della parrocchia collaborano come esperti col parroco in questa preparazione. Un consistente gruppo di famiglie cristiane della parrocchia segue anche un cammino ad indirizzo francescano proposto dai frati conventuali”.
San Giovanni è l’ultimo baluardo della diocesi di Rimini, ancora oggi sul confine (solo con la diocesi di Cesena) come venti secoli fa. Ma la fede non ha confini. E anche se i Frati di Longiano appartengono ad altra diocesi, la collaborazione è sempre possibile, tanto più che un “figlio” di San Giovanni ha vestito l’abito di San Francesco proprio in quel convento.
Egidio Brigliadori