Da noi la neve è talmente rara che ogni volta che scende è motivo di festa. E non solo per i bambini. Ma questa volta ci siamo un po’ vergognati di gioire a voce alta, perché se sulla costa e sulle prime colline, con pochi centimetri di manto bianco, il fenomeno era abbastanza abituale, bastava spingersi di pochi km all’interno, per incontrare il più incredibile dei “nevoni”, simile e forse superiore a quello del ’29. Fra qualche mese, raccontato, avrà tanto del romantico, ma vissuto somiglia più a un dramma fatto di paure e sofferenza. Quasi due metri di neve, strade interrotte, giornate senza luce e riscaldamento, telefoni muti, difficoltà di rifornimento, con la beffa di essere senza acqua, affogati nella neve.
Ma la fredda neve, almeno da noi, sa riscaldare i cuori. Allora non è inusuale che se per strada un’automobilista è in difficoltà la gente si ferma e da una mano. Oppure se sta spalando davanti a casa si ricorda dei vicini anziani e aiuta a liberare dalla neve anche la loro abitazione.
Così è accaduto in Valmarecchia e Valconca dove giovani si sono radunati e con pale e badili hanno aiutato ogni situazione di bisogno. Un gioco, un divertimento, lo stare insieme ed essere utili alla comunità. Che dire poi dei volontari della Protezione Civile, dei Vigili del fuoco (meglio dire del freddo), o degli alpinisti del Cai, di tanti amministratori… tutta gente impegnata per giorni a rintracciare e poi aiutare gli “isolati” nella tormenta, contadini, per lo più anziani, alcuni soli.
Come non ricordare quelle famiglie che si sono strette per far posto in casa ad amici in difficoltà. Nessuno si è risparmiato, perché quella che doveva essere una festa (si pensi alla crisi idrica) non si trasformasse in un dramma.
All’emergenza neve si è accompagnata quella del gelo e anche qui la solidarietà è scattata. Un Hotel, il Britannia di Rimini, si è reso disponibile per una settimana ad accogliere nelle sue 33 camere i senzatetto; la Caritas e la Capanna di Betlemme hanno aperto le loro porte allestendo anche letti di fortuna al riparo dal gelo. La gente comune ha risposto prontamente all’appello della Caritas di raccogliere scarpe adatte alla bisogna. In poche ore almeno una ventina sono state le telefonate di disponibilità. Un signore ha detto: “Non ho scarpe disponibili, ma vi faccio un bonifico perché ne possiate comprarne di nuove”. Dicevano i nostri vecchi: “Sotto la neve il pane”. Per noi cristiani il pane per eccellenza si chiama comunione. Ed è quella che molti hanno vissuto, magari senza saperlo, in questi giorni difficili
Giovanni Tonelli