Ha portato la spiritualità nell’arte. E con la sua scultura è stato un ambasciatore del Rubicone. Ilario Fioravanti si è spento domenica 29 gennaio alle ore 17 nella sua casa di Savignano. 89 anni compiuti il 25 settembre scorso, Fioravanti è nato a Cesena il 25 settembre 1922 da mamma Renata Gavagna e da papà Giuseppe. Primo di quattro fratelli, frequenta ragioneria e poi Architettura a Firenze, dopo gli esami al Liceo Artistico di Bologna. Diventa architetto nel 1949 e scultore fra i più apprezzati a livello nazionale e internazionale. Tredici anni fa è stato, amava dire, “prestato” a Savignano dopo il matrimonio (all’età di 74 anni) con l’amatissima Adele Briani che lo ha assistito amorevolmente fino alla morte. Vittorio Sgarbi lo ha definito un architetto, uno scultore e un pittore al di là delle stagioni, etrusco e novecentesco.
Grande amico di Tonino Guerra, Fioravanti era molto legato a monsignor Pietro Sambi con il quale ogni estate faceva lunghe chiacchierate. L’artista savignanese ha ricevuto tre cittadinanze onorarie: la prima dal comune di Roncofreddo, poi da Savignano infine da Sogliano. Tanti i premi. L’Accademia dei Filopatridi (della quale era accademico) gli attribuisce la Lom D’Or, nel 2009 riceve il premio Novello Malatesta, quello del Rotary Club Valle del Rubicone e quello del Lions Club del Rubicone. Il presidente della Repubblica Sandro Pertini lo nomina Cavaliere della Repubblica. Fra le opere più importanti dell’architetto Fioravanti ci sono il nuovo Palazzo Almerici di Cesena, ben diciassette chiese tra Cesena e Rimini, fra le quali quella di Gualdo di Roncofreddo per la quale riceve una lettera con encomio da parte del Vaticano; il Monastero delle Benedettine di Cesena, le scuole medie di Longiano e Mercato Saraceno, l’ospedale di Mercato Saraceno, le Terme di Santa Agnese a Bagno di Romagna, la chiesa della Madonna del Torrione a Ravenna nel letto del fiume Montone Abbandonato. Fra le opere scaturite dalle sue mani il portale del Duomo di Cesena, il Presepe, il Compianto sul corpo di Cristo a Longiano e il Compianto laico di Sorrivoli. Poi quello della Resistenza a Cesena, la cripta ossario sotto la chiesa del cimitero di Cesena, l’ampliamento dello stesso cimitero e le sculture della facciata; il monumento ai Caduti a Sorbano; la statua di Medea Ferretti Malatesta. Tante le mostre allestite in Italia e all’estero, spicca quella di Spoleto in occasione del Festival dei Due Mondi voluta da Giancarlo Menotti.
L’opera a cui l’artista era più legato è il Compianto che si trova nel Museo dell’Arte Sacra di Longiano. Le esequie sono state celebrate in Duomo dal Vescovo di Cesena, poi Fioravanti è stato sepolto nel cimitero monumentale dove aveva acquistato una tomba: “È un bel posto, al sole. Non c’è umidità”. La moglie ha ricordato gli ultimi giorni: “Ha lavorato fino all’ultimo. Mercoledì sera aveva terminato una medaglia, ed era soddisfatto. Venerdì mattina è venuto a trovarlo l’abate del Monte di Cesena e gli ha somministrato l’unzione degli infermi, già ricevuto sette volte. Con la consueta ironia Ilario ha commentato: «Con tutte queste benedizioni andrò in Paradiso con un filo di gas»”. A dimostrazione della sua fede, la moglie ha vergato sul manifesto funebre: “Come un fanciullo ha sempre cercato e seguito l’unico Maestro ed è diventato a sua volta un maestro nell’arte della vita. Ci resta il ricordo della sua incantevole poesia religiosa e della sua limpida fede”.
Ermanno Pasolini