Il dialetto? Sul palco è sempre vivo. Lo dimostrano le numerose compagnie teatrali presenti in zona, lo dicono le tante rassegne allestite in provincia e dintorni, sempre baciate da un buon successo di pubblico. Magari testi rappresentati e temi toccati sono un po’ ripetitivi, ma questo è un altro discorso,
La più anziana, tra le rassegne, è quella del Teatro Rosaspina di Montescudo. Giunta alla 19ª edizione, con le sue dieci rappresentazioni è una delle più amate dal pubblico. Apprezzato da attori e registi soprattutto per l’atmosfera e l’acustica, questo piccolo teatro, datato dagli storici all’inizio dell’800, regalerà altri appuntamenti col dialetto fino a marzo. Il 28 gennaio arriva la compagnia La Belarioesa (Ogni chesa la su crosa di Mario Bassi); il 4 febbraio il Gruppo Comico Dialettale Dé Bosch di Gambettola propone le farse Chi vigliech di baioch e Se i mort i putess scorr; l’11 febbraio c’è la compagnia Quei d’la Rivabela (nella foto di Riccardo Gallini) conLa rufianeda di Guido Lucchini; mentre il 18 febbraio è di scena la compagnia Jarmidied (E’ dievle ui fa pu u i’acumpagna di Stefano Palmucci). Il 25 febbraio tocca a La Burla (A so dvènt miliardari di Franco Brasini) che il 3 marzo lascia spazio alla compagnia Mej ch’ne gnint di Bellariva (Piutost che gnint, l’è mej piuttosto di Giuseppe Ciavatta). Chiude il 10 marzo E’ Teatre Rimnes (Do marid e mez di Guido Lucchini).
Al Teatro di Coriano è in pieno fervore la rassegna intitolata “Dialettica, dialetto a Corte”, che non si limita a semplici rappresentazioni, come spiegano gli organizzatori, ma propone “un progetto di cultura e ricerca sul teatro in dialetto romagnolo”. Dopo aver ospitato la compagnia La Carovana di Pier Paolo Gabrielli con In maschera? Mai piò, la rassegna prosegue il 4 febbraio con Do marid e mèz di Guido Lucchini e il 2 marzo con la compagnia Quei dla zirudela con La fnì al nuse ma Bacoch. Due le nuove produzioni in cartellone per la stagione: La fèma, una commedia di Francesco Gabellini che debutta il 24 febbraio ed è il frutto dei due anni de La Butèga – laboratorio sul dialetto come lingua di scena – svoltosi a Coriano, che ha messo a confronto appassionati della lingua romagnola con attori e scrittori alla ricerca di una nuova forma di drammaturgia in dialetto. In scena, con Francesca Airaudo, Marco Bianchini, Giorgia Penzo, Lorenzo Scarponi, Francesco Tonti, Mauro Vannucci, i partecipanti a La Butèga. Il testo racconta, con la forza poetica, comica e a tratti surreale che contraddistingue la scrittura di Gabellini, i retroscena di un banchetto di nozze andato in fumo, con tanto di sposa fuggita, camerieri in subbuglio, tartine smozzicate e baci rapiti, per riempire una fame che non è solo d’amore. Il 17 marzo sarà la volta di Tanimodi Atto II. È il secondo atto unico tragicomico in dialetto di Sergio Casabianca (il primo debuttò lo scorso anno sempre a Corte) interpretato da quest’ultimo insieme a Marco Moretti, che ne cura la regia. Dopo il successo dello scorso anno, il duo vestirà nuovamente i panni di quei due ironici, grotteschi e disarmanti vecchietti protagonisti del primo atto. Si ripartirà esattamente da dove li avevamo lasciati ma questa volta il testo sarà il frutto di contaminazioni tra il dialetto grezzo, contemporaneo, parlato e piccoli innesti di alcuni dei grandi poeti romagnoli che hanno saputo coltivare meravigliosamente questa lingua.
Interessante, infine, anche la proposta del Teatro del Mare di Riccione (già avviata), che il 28 gennaio presenta la compagnia La Carovana con In maschera? Mai piò. L’11 febbraio è di scena il Gruppo Comico Dialettale Dé Bosch con due farse comiche (E bèl e vén adès e Andém a lèt c’lè ora), il 25 febbraio la compagnia pesarese Teatro del Gallo con Una mastella de bugii, il 2 marzo I volontari di turno con Maza maza agli è tòti dla stèsa ràza.
Maria Cristina Muccioli