Abbiamo concluso le celebrazioni dei 150 anni dell’unità nazionale nel migliore dei modi possibili. Ci siamo trovati quasi tutti d’accordo sul fatto che sono tempi tempestosi, e che occorre stare tranquilli e seri per cercare qualcosa di positivo con cui costruire il futuro comune. L’epoca delle barzellette è finita. I numeri che abbiamo davanti non sono quelli del lotto con cui tentare la fortuna, ma amari rendiconti che obbligano a stringere la cinghia anche a chi ormai la cinghia l’ha persa per strada negli ultimi anni.
Per rimediare qualcosa alle pubbliche casse, si potrebbe cominciare con il ridurre le spese militari. Sottoscrivo in pieno quanto sostenuto dalla Papa Giovanni: l’acquisto di 131 esemplari di cacciabombardieri F35 a 200 milioni di euro l’uno, è un’operazione ”iniqua, non opportuna e, in questo tempo di crisi, anche immorale”.
La follia delle spese militari va denunciata senza paura, per testimoniare una scelta di campo che è politica, filosofica e religiosa. In un editoriale di Barbara Spinelli (”Repubblica”, 4.1) si ricorda la ”parresia” greca e poi cristiana come una necessità dei nostri tempi: ”Ci vuole coraggio per firmare le proprie parole, parlando-vero. Chi lo possiede non ha la vita facile, deve esser cauto se non vuol ricadere nel parlar-falso”.
Uno che ha parlato ”vero” è Luigi Fadiga, garante nella nostra Regione per l’infanzia e l’adolescenza. Sulla pagina bolognese di ”Repubblica” (5.1) ha commentato la situazione del Pratello, carcere minorile del capoluogo (i cui vertici sono stati azzerati da un’ispezione ministeriale), allargando il discorso ad una questione di principio: le carceri minorili ”dovrebbero essere già chiuse, sostituite dalle misure che il nuovo processo penale minorile fin dal 1988 voleva introdurre”, mentre occorre una nuova legge ”che disegni un sistema apposito e appropriato di pene minorili”. Luigi Fadiga si presenta come ”vecchio magistrato, che proprio al Pratello, nell’attiguo Tribunale per i minorenni, ha iniziato la parte più intensa più lunga e più significativa della propria attività professionale”.
Sulla stessa cronaca bolognese, il 3 gennaio campeggiavano questi titoli: ”Pratello, ecco le denunce cadute nel vuoto. Le segnalazioni al Ministero di Procura, educatori e sindacati. Ma nessuno ha fatto nulla. […] Le notti nella cella degli orrori. ’Violenti con i più deboli’. I detenuti raccontano: i ’bulli’ ci bruciavano i piedi”.
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Antonio Montanari