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Oggi vedo il mondo con occhi diversi

Quelli che tanti poveri insieme non li avevano visti mai. Quelli che si aspettavano degli straccioni e quasi si vergognano quando vedono arrivare gente in giacca e cravatta. Quelli che comprendono che “ci vuole poco per ritrovarsi in strada”. Quelli che ammettono “che fortuna ho avuto a fare la vita che faccio”.
Pensieri e parole dei giovani scout che durante le feste di Natale hanno prestato servizio presso la Caritas diocesana. Giovani sui vent’anni o giù di lì, provenienti dalle parrocchie riminesi ma anche da San Marino, Forlì, Bologna, addirittura dal Friuli. In tutto un centinaio di ragazzi che a turno si sono fermati qualche giorno, con sacco a pelo d’ordinanza, per dare una mano nei vari servizi. Il “giro nonni” che distribuisce una trentina di pasti agli anziani soli, la cucina che sforna oltre 200 coperti al giorno, il servizio mensa: “un ristorante sempre più pieno”, come ama ripetere con amara ironia il direttore della Caritas riminese, don Renzo Gradara.
Il don crede molto in questo lavoro con i giovani e di giovani in Via Madonna della Scala ne transitano davvero parecchi. Nel corso del 2011 almeno una trentina di gruppi hanno svolto turni di servizio nell’ex Casa del Marinaio, per un totale di circa 300 ragazzi, accompagnati da una sessantina di adulti. A questi vanno poi aggiunti i dieci ragazzi che svolgono in Caritas servizio civile e un’altra ventina di studenti delle superiori che collabora all’attività del centro educativo rivolto ai figli degli immigrati. E senza contare i giovani impegnati in “lavori socialmente utili”: quelli cioè che, magari perché pizzicati alla guida in stato di ebbrezza, scontano una pena alternativa prestando servizio in Caritas. Viene spontaneo chiedersi cosa spinga questi ragazzi a rinunciare a parte del proprio tempo libero per regalarlo agli altri. O cosa induca molti di quei giovani che avevano alzato il gomito a tornare in Caritas come volontari, dopo aver scontato la pena alternativa.
La risposta, più semplice del previsto, ce la offrono gli scout di Bellariva, che hanno lavorato in Caritas tutte le domeniche di dicembre. “Lo facciamo perché è la cosa giusta, perché ci fa stare in pace con noi stessi” dicono in coro. E senza sentirsi degli eroi perché, ammettono, “la strada per migliorarsi è lunga e difficile e non sempre si riesce a essere coerenti”.


Alberto Coloccioni