Con Mauro Morri ci eravamo lasciati quasi un anno fa quando lo abbiamo intervistato al telefono. Il play riminese rispondeva da Molfetta. La squadra pugliese, allenata da coach Paternoster, lo aveva chiamato nel finale di stagione per cercare di salvare la categoria che la vedeva navigare nelle retrovie della classifica del campionato di serie A Dilettanti.
“Purtroppo a fine stagione siamo retrocessi – precisa il play 34enne – e il mio apporto è stato molto limitato. Ho giocato solo 7 spezzoni di partita, ma ringrazio ancora Molfetta che mi ha dato la possibilità di tornare a giocare a basket, dopo il grave incidente stradale di qualche tempo fa”.
Incidente che purtroppo ha lasciato un segno indelebile nel fisico ma non nel morale.
“La forza di volontà mi ha sempre aiutato a rialzarmi. Ma la volontà da sola non basta: mi accorgo sempre di più che il fisico risponde a fatica alle sollecitazioni agonistiche, ma non mi lamento. L’importante è continuare a giocare perché la pallacanestro è la mia vita”.
Chiusa la parentesi in Puglia, a novembre se ne è aperta un’altra. Questa volta la chiamata è arrivata da Forlì. Esattamente dall’Aics che partecipa al campionato di C1.
“Dopo tanta palestra non vedevo l’ora di tornare a giocare. A Forlì mi trovo bene. Il minutaggio che coach Chiadini mi concede è alto: quasi 30’ a partita. Col passare del tempo sta migliorando anche la forma fisica, ma non mi faccio illusioni”.
Con il passaggio dei Crabs nella DNB, quest’estate ha avuto qualche contatto con la società biancorossa?
<+cors>“No. Per me sarebbe stato un onore tornare a militare nella società nella quale ho giocato per sette anni, ma si sa per qualsiasi contratto bisogna essere in due a dire sì. In ogni caso dispiace vedere Rimini riprendere da una categoria inferiore. Partire dal basso però può essere un’occasione per riprogrammare tutto e lavorando bene, nel giro di qualche anno, tornare in alto e rimanerci”.
Beppe Autuori