Nelle case popolari di Rimini e provincia non c’è turn over. In poche parole se è vero che ci si entra a fatica e ancora più vero che una volta entrati è difficile che si presentino le condizioni per abbandonare il tetto a prezzo agevolato. Colpa del livello di reddito che ti permette di accedere alla casa popolare, che prevede di non sforare un Isee di 55 mila euro. Stiamo parlando di un giochino che coinvolge 2500 alloggi distribuiti sull’intero territorio. Mentre nei prossimi mesi verranno consegnati 80 alloggi a Viserba; 10 a San Giovanni in Marignano; si dovrà attendere, invece, l’estate per 42 appartamenti a Torre Pedrera. In generale sul tema della casa, edilizia residenziale pubblica a parte, le cose non vanno benissimo. Lo ha detto la Caritas recentemente: “A Rimini l’emergenza abitativa ha raggiunto picchi disarmanti”. Adesso arriva la conferma anche dal sindacato degli inquilini (Sunia). “Purtroppo – dicono – abbiamo un triste primato: siamo la prima città d’Italia in merito agli sfratti, uno ogni 196 famiglie”. Un numero che negli ultimi dieci anni è raddoppiato passando dai 1.606 del 2001 ai 4.156 del 2010.
E questo è il mercato. Ma se anche in tema di case popolari il cielo si fa plumbeo insieme al cielo non può che addensarsi anche la preoccupazione.
Cesare Mangianti, Presidente di Acer Rimini, ha ben chiaro quali siano i punti deboli del sistema che lascia dentro Dott. Mangianti, partiamo dall’inizio. Il discorso del turn over. Dalle case popolari quando si esce?
“Dalle case Acer la gente non esce mai. Da quando ci sono io sul totale degli ospiti, 2500, solamente 3 sono usciti ma semplicemente perché sono morti. È indecoroso pensare che per uscire da una casa Acer devi dichiarare per due anni consecutivi 51mila 462mila euro. È un reddito così basso?”
Allora è vero, che dentro le case Acer ci stanno persone che non dovrebbero…
“Sì, questo è uno di quelle chiacchiere da bar che sono assolutamente vere. Noi lo abbiamo detto e denunciato. È una vergogna.”
Come sono messe le graduatorie?
“In graduatoria, attualmente ci sono 1500 persone. Di queste posso dire che almeno 400- 500 vivono in condizioni di indigenza più assoluta. Dall’altra parte ho saputo che c’è gente che viene a pagare l’affitto della casa popolare con il Suv. Questa è una cosa che non possiamo accettare. È tanto che lo diciamo, anche come Provincia”.
Chi è che può intervenire su questo fronte. Chi può abbassare il tetto Isee?
“È la Regione che decide, ma tendenzialmente negli ultimi anni c’è sempre stato un ritocco al rialzo. Dal 2001 ad oggi si sono avuti rialzi di 200, 300 euro l’anno”.
Perché?
“Perché ci sono Acer in Emilia che preferiscono avere a che fare con persone con redditi alti. In questo modo possono applicare rette più alte, avere fatturati e bilanci migliori. Insomma guadagnare di più”.
Non è proprio nella logica della casa popolare?
“Infatti. È una situazione insostenibile. Dovremmo fare una mobilitazione pubblica”.
Attualmente se solo il livello Isee scendesse di poco al di sotto della soglia dei 35 mila euro si potrebbero liberare subito 400 appartamenti. In questo modo si avrebbe turnazione. Sì ma si cancellerebbe anche questa strana e antipatica anomalia del sistema del welfare che da una parte ti chiede un livello Isee molto bassi per avere un posto in un asilo pubblico e gioca al rialzo per l’assegnazione delle abitazioni di edilizia pubblica.
Misteri del welfare moderno!
Angela De Rubeis