È nato! Ha appena affrontato il viaggio più avventuroso che si possa fare nella vita e ora in quel caldo fagottino, dal quale ogni tanto esce una manina, ci sono racchiuse tutte le nostre speranze, i nostri sogni migliori. Lui sta scoprendo un mondo nuovo fatto di aria, luce, suoni, colori ma già reclama a pieni polmoni il suo impellente bisogno di cibo, il mezzo che lo riavvicinerà a colei che lo ha portato in grembo, nutrito e cresciuto per i nove mesi della gravidanza. Le prime ore di vita sono delicatissime, la mamma è già pronta ad affrontare il suo nuovo ruolo di nutrice, ma spesso si affollano alla sua mente un’infinità di interrogativi, di dubbi, di incertezze su quello che sarebbe opportuno fare, su come sarebbe utile agire e vorrebbe trovare subito una risposta alle mille domande, comprese quelle che riguardano l’allattamento, che spesso costituiscono un vero e proprio tormentone giornaliero. Per questo motivo siamo andati al reparto Neonatologia Nido dell’Infermi e abbiamo rivolto alcune domande ad Antonella Mazzocchi, formatore aziendale per l’allattamento al seno e coordinatrice infermieristica.
Cosa succede appena partorito?
“Nella prima mezz’ora di vita è bene lasciare il neonato sulla pancia della mamma; il piccolo ha come desiderio impellente quello di nutrirsi, poi l’istinto assieme all’olfatto, lo guideranno a cercare il calore e la sicurezza del seno materno per iniziare a succhiare. È un momento di grande emozione; il neonato ha un enorme bisogno di rassicurazione e questo primo approccio diventerà un’ottima base su cui iniziare a costruire, attraverso la poppata, un legame profondo e duraturo; per questo non deve mancare quel primo contatto con la mamma”.
Ma si può preparare il seno all’allattamento?
“Il corpo femminile è perfettamente progettato per allattare. Dopo il parto gli ormoni iniziano a lavorare e il bimbo che si nutre al seno stimola la secrezione dell’ormone prolattina che va a sollecitare il tessuto ghiandolare unitamente all’ossitocina che provoca la contrazione dei muscoli permettendo al latte di scorrere nei dotti galattofori verso il capezzolo. Può capitare che la nutrice abbia un seno col capezzolo appiattito o retroverso (retratto) ma si può massaggiare l’areola per far sporgere il capezzolo”.
È vero che allattare al seno porta grandi vantaggi sia alla madre sia al piccolo?
“Certo. Il latte materno è un alimento ideale, sempre disponibile alla giusta temperatura, è igienico e comodo, e costituisce un elemento di salute per entrambi poiché, per chi allatta a lungo e per più figli, è una garanzia di minore incidenza di tumore alla mammella e alle ovaie. Per il neonato il latte materno è un alimento dinamico e completo; gli fornisce tutto ciò di cui ha bisogno per crescere (acqua, proteine, vitamine, minerali, grassi e zuccheri). La sua composizione si adatta al mutare delle esigenze nutrizionali del lattante; svolge perciò due funzioni importanti, quella di fornire energia e nutrimento per la crescita e quella di favorire lo sviluppo del suo sistema immunitario, ancora incompleto, prevenendo l’insorgenza di allergie e intolleranze alimentari, grazie al passaggio di anticorpi dalla madre al bimbo. Inoltre assicura idratazione perciò il poppante ha già tutti i liquidi sufficienti per dissetarsi. Da studi specifici in campo pediatrico, questo latte consente una crescita corporea più regolare e nel futuro il soggetto avrà una minore tendenza a ingrassare e diventare obeso”.
Cosa ci dice del colostro?
“È il primissimo latte-alimento, è denso, giallognolo estremamente digeribile; contiene grandi quantità di anticorpi e fattori di crescita (zuccheri, vitamine e proteine tra cui le immunoglobuline) ma è povero in grassi. Stimolando lo sviluppo dell’apparato digerente il colostro ha un effetto leggermente lassativo che serve a facilitare i primi moti intestinali del bambino e benchè la quantità prodotta nei primi giorni sia esigua, il bimbo non ha bisogno di nient’altro”.
Ma c’è la possibilità che la nutrice non abbia il latte a sufficienza?
“A volte potrebbe scoraggiarsi e prendere la via dell’allattamento artificiale; la mamma che allatta ha bisogno di aiuto e di molto appoggio, ma se è una tradizione di famiglia che viene tramandata, se è supportata dai parenti, quest’evenienza non dovrebbe presentarsi”.
E per chi proprio non ne ha c’è la Banca del Latte?
“Non c’è una nostra Banca del Latte interna – risponde Sandra Lazzari di Terapia Intensiva – ci sono all’occorrenza alcune donatrici sul nostro territorio. Noi però dobbiamo far riferimento a Cesena e, in caso di necessità li contattiamo per cui, al bisogno, ci riferiamo a loro”.
Laura Prelati