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Carim, la Fondazione ci mette 22 milioni. E chiede chiarezza

No alle nozze con grandi gruppi stranieri come recentemente pubblicato da qualcuno. Il controllo locale della Cassa di Risparmio di Rimini resta una certezza indissolubile secondo il presidente della Fondazione Carim Massimo Pasquinelli, intervenuto al talk show TuttoRiminiEconomia di Icaro Tv. Durante il programma (a cura della redazione del mensile TRE, supplemento de il Ponte) Pasquinelli ha fatto il punto sulla ricapitalizzazione partendo dalle ultime notizie relative all’impegno di Confindustria Rimini e della Cassa di Risparmio di Cesena ad entrare nell’operazione. Gli industriali riminesi, in particolare, stanno valutando la convenienza dell’operazione con il supporto dell’advisor KPMG. Dovrebbero mettere almeno 5 milioni di euro, cifra comunque destinata a salire se, come trapelato da indiscrezioni, parteciperanno al tavolo anche industriali di altre province. Pasquinelli se lo augura pur ammettendo che è difficile se non impossibile per la stessa Fondazione, accedere ai bilanci dell’istituto di credito, oggi in mano ai commissari. La Fondazione, spiega Pasquinelli a TRE, ha chiesto più volte un incontro con i commissari e ancora sta aspettando di poter avere una visione più chiara della situazione.
Difficile anche dire al momento se i 120 milioni di euro calcolati dalla Fondazione in base al valore delle azioni, potranno bastare ai fini della ricapitalizzazione. Di certo, ha spiegato Pasquinelli, “oltre ai 120 milioni di euro di cui si è parlato finora bisogna tenere conto che il Piano industriale prevede altri 70 milioni di euro di obbligazioni particolarmente convenienti”.
Non solo, Pasquinelli, nell’annunciare a TRE che la Fondazione metterà 22 milioni di euro, non più 20, fa notare che altre entrate potrebbero arrivare da una serie di operazioni straordinarie che il Piano industriale (che i commissari stanno finendo di redigere) non può non considerare. Tra queste, la dismissione di asset e di partecipazioni che secondo Pasquinelli saranno necessarie, dal Cis a Eticredito.
Quanto alle nozze con il gruppo francese Credit Agricole, tra i più solidi a livello europeo, che fa capo a Cariparma e che secondo alcune indiscrezioni, sarebbero state suggerite dagli stessi commissari, Pasquinelli conferma che il nome è stato fatto fin da subito da Bankitalia ma che l’ipotesi è tutt’altro che realizzabile. ”Insieme a tanti altri nomi – spiega – quello di Cariparma-Credit Agricole è stato fatto fin dal primo mese. Chiaramente ho posto l’argomento al presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Parma, Carlo Gabbi. E puoi tu, come presidente della Fondazione, non sapere proprio nulla della banca da te partecipata? Gabbi non sapeva nulla ed era anche lui piuttosto perplesso perché il Ministero del Tesoro ha chiesto loro esplicitamente di non fare ulteriori investimenti in asset industriali e bancari. Le cose allora non collimano”.
Eppure voci come questa girano da tempo. Al mercato finanziario ieri a Milano – prosegue – le voci erano che Intesa Sanpaolo era già pronta ad acquisire la Cassa di Risparmio, voce già reiterata, o voci di altre difficoltà.Ci sono anche altre persone che si stanno muovendo contro questo progetto della Fondazione. Diverse persone del mondo finanziario e bancario che hanno riferimenti anche qui nella nostra provincia”.

Alessandra Leardini