Non si cambia la politica con i convegni”: l’affermazione, nel corso del seminario di Todi, riassume sobriamente e realisticamente la volontà di dare significato e peso alla presenza dei cattolici in politica nel nostro Paese attraverso un movimento di pensiero e impegno. Senza nostalgie e con l’intelligenza di chi attraversa il tempo della crisi non con le ragioni del pessimismo ma con quelle del realismo della speranza.
Un primo dato da cogliere è la volontà di lavorare insieme. Si tratta di pensare e condividere un progetto e un impegno comuni che sono all’opposto di un progetto e un impegno unici. Non si cancellano, infatti, le differenze e le diversità ma, evitando dispersione e insignificanza, le si valorizzano con competenza, perché definiscano con chiarezza un obiettivo condiviso.
E questo primo appuntamento ha anche offerto segnali precisi che, smentendo il messaggio mediatico di un nuovo partito dei cattolici, indicano un percorso creativo. Si tratta di costruire un soggetto visibile che partendo dai valori non negoziabili, si ponga come interlocutore qualificato ed efficace con le istanze più propriamente politiche. Un soggetto animato dal desiderio di dialogo.
È solo il primo passo. Occorre infatti fare i conti con la cultura e la società di oggi e con le domande della gente. Domande che bisogna ascoltare e capire per dare le risposte attese e non le risposte pensate solo da alcuni.
In secondo luogo, occorre trovare un linguaggio adeguato perché il messaggio possa risvegliare la coscienza, riesca a fermentare l’opinione pubblica, aiutandola a cercare e trovare le ragioni ultime del vivere e del condividere. Solo così si potrà pensare e agire politicamente con lealtà e trasparenza per non aggiungere delusioni ad altre delusioni.
C’è una traccia che viene da Todi. Sarebbe un imperdonabile errore se, in questa avventura, non fossero presenti i giovani con le loro responsabilità e le loro capacità. Non si può pensare e costruire un futuro per loro ma si deve pensare e costruire un futuro con loro. Occorre renderli protagonisti di una storia in cui la memoria e i padri non devono essere palle al piede ma ali per volare.
Occorre lavorare con loro perche l’imprescindibile discorso sui valori non negoziabili diventi cultura e prassi politica per costruire con altri la Città.
Camminando s’apre cammino, senza dimenticare il territorio che ancora oggi rimane un luogo imprescindibile per una politica che con le sue regole e i suoi linguaggi sia, in un percorso di democrazia reale, un atto di amore alla città dove abitano credenti e non credenti.
Paolo Bustaffa