eroe a stelle e strisce “made in Usa”, con patente da patriota, è sicuramente Captain America: a lui già nel 1941 (fu creato in quell’anno da Joe Simon e Jack Kirby, quando la Marvel non esisteva) il compito di difendere nelle storie a fumetti il Paese dalla minaccia dei nazisti, identificati nel malvagio Teschio Rosso, appassionato di esoterismo e deciso a conquistare il potere assoluto, in barba ad Hitler, grazie al formidabile e “divino” cubo cosmico (intravisto alla fine di Thor). Chi può fermare il pericolo con la svastica? Il giovane Steve Rogers è deciso ad arruolarsi ma la sua gracile corporatura e l’asma che lo affligge lo tengono lontano dall’esercito. La sua determinazione però è tale che accetta di sottoporsi ad un esperimento che lo trasforma in un uomo potente ed atletico e con tanto di costume, maschera e scudo indistruttibile, ecco Captain America: il primo vendicatore, titolo del film diretto da Joe Johnston con sceneggiatura di Christopher Markus e Stephen McFeely, il duo degli script di Narnia.
Il merito va alla confezione, alla sceneggiatura brillante con qualche punta ironica ben disseminata, al cast (Chris Evans, già “Torcia Umana” e il “Capitano”, Hugo Weaving la sua nemesi e poi Tommy Lee Jones, Hayley Atwell, Toby Jones e Stanley Tucci) e al senso generale dell’operazione che non la butta in modo eccessivo sulle scene d’azione (che ci sono e ben confezionate), raggiungendo il giusto equilibrio tra spettacolo, racconto ed effetti speciali, con un aria old fashioned anni ’40 che davvero non guasta.
Captain America aveva subìto in passato (1990!) l’onta di una pessima versione ad opera di Albert Pyun (con Francesca Neri nel ruolo della cattiva, sigh), ora ci si riconcilia in sala con l’eroe in blu, bianco e rosso (in 3D) con tanto di scudo che rimbalza verso il pubblico.
Cinecittà di Paolo Pagliarani