Dieci anni fa, nel settembre 2001 Rimini era in predicato di accogliere l’assemblea generale della Fao. La tragedia delle Torri gemelle cancellò ogni possibilità di attuare quel progetto. Ma l’articolo di commento al dramma che si consumava in quei giorni ne aveva ancora il riverbero. Se piangevamo le 3000 vittime dell’orribile, efferrato, assurdo attacco alle Torri, non dovevamo dimenticare che ogni giorno nel mondo secondo stime della FAO muoiono più di 20.000 persone per fame, in media un bambino ogni cinque secondi. E orribile, efferrata e assurda era ed è ancora oggi anche quella strage silenziosa, quotidiana, che non muove ormai nessun sentimento.
Fame che oggi colpisce il Corno d’Africa e in particolare la Somalia. Siccità, guerra endemica, crisi economica con il conseguente aumento del prezzo del cibo, sete, malnutrizione, infezioni, malattie, migrazioni forzate, violenze di ogni genere hanno creato un mix mortale, soprattutto per i più deboli, i bambini. Decine di migliaia di persone sono già morte e 750.000 sono in pericolo nel breve termine. Secondo i dati ufficiali il numero di persone colpite dalla crisi umanitaria in Somalia equivale al 53% dell’intera popolazione. Centinaia di persone stanno morendo ogni giorno di fame e sete nell’area meridionale del paese e il numero di bambini malnutriti è salito in agosto a 450.000, 190.000 dei quali molto gravi. Più di 2.6 milioni di persone hanno bisogno di assistenza e di cure primarie. Come se non bastasse con l’arrivo della stagione delle piogge, aumenta il rischio di contrarre colera e malaria.
L’allarme era stato dato dall’ONU già in maggio, ma nessun Paese si è mosso. Solo l’intervento forte di papa Benedetto in luglio ha scosso un po’ l’addormenta coscienza dei Paesi ricchi e sono arrivati i primi aiuti, anche se al solito si scarica tutto su un manipolo di organizzazioni della società civile e di agenzie umanitarie dell’Onu, alle quali si negano persino le risorse necessarie per intervenire.
Domenica 18 settembre, prima data utile dopo la dispersione delle ferie estive, la Chiesa italiana è chiamata a dare una risposta concreta e forte a questo appello.
Apriamo gli occhi. È urgente. La politica si occupa d’altro ma noi non possiamo accettarlo. Mobilitiamoci dunque. Contro la fame e la guerra. Ciascuno faccia il possibile. Facciamolo in modo serio e concreto, mettendo al centro la vita dei più piccoli e deboli. Se altri restano a guardare, noi diamoci da fare!
Giovanni Tonelli