Quali sono gli effetti di questi continui declassamenti finanziari sul sistema economico riminese? Si va verso un ulteriore restringimento del credito, problema già rimarcato da tempo da parte di imprese e famiglie? quali sonole possibili vie di uscita? Secondo il professor Guido Candela, docente della facoltà di Economia dell’Università di Bologna, Polo di Rimini, “a parte la scarsa reputazione di cui le agenzie di rating godono dopo il 2008”, queste decisioni “rendono palese ciò che i professionisti della finanza già sanno, con comportamenti speculativi che hanno anticipato il declassamento. Quindi gli effetti possono non essere e, abbiamo visto non sono stati, negativi per la borsa”. Il vero pericolo per Candela è il panico che si genera nei risparmiatori, anche se “l’entità del rating è ancora rassicurante, poiché nessuna agenzia è scesa sotto la A, cioé ad un livello tale da produrre l’effetto domino dell’eliminazione del debito pubblico dai portafogli”. Per quanto riguarda gli effetti sul nostro territorio, fa notare il professore, “se imprenditori e risparmiatori riminesi, presi dal panico, dovessero ricorrere a conti esteri o a depositi in cassette di sicurezza, anziché riversare nel sistema bancario locale le loro disponibilità, si produrrebbe un deficit di liquidità che porterebbe ad un ulteriore restringimento del credito. Questo panico, tuttavia, non sarebbe motivato, perché in Italia esiste una buona assicurazione sui depositi di banca”. Il professor Massimo Ricottilli, anch’egli docente di Scienze Economiche all’Università di Bologna, aggiunge che la speculazione al ribasso sui titoli di stato italiani ha fatto aumentare i tassi di interesse e che “la percezione del rischio delle banche le induce a trattenere quantità rilevanti di liquidità, a volte anche in eccesso, per assicurarsi contro rischi di insolvibilità”. Un ulteriore restringimento del credito, dunque. Ma cosa dicono le banche riminesi?
Secondo Giancarlo Morelli, direttore di Banca di Rimini, “il declassamento dell’Italia determinerà un aumento della difficoltà di funding (reperire finanziamenti, ndr.), in particolare per gli operatori più abituati a finanziarsi sui mercati internazionali, accrescendo la pressione competitiva sulla raccolta ed aumentandone il costo”. Tutto questo, aggiunge, “avrà riflessi negativi sulle operazioni creditizie in termini di disponibilità e di costo, in particolare, per il sistema economico riminese, le ripercussioni più rilevanti saranno sulle aziende appartenenti ai settori in maggiore difficoltà, quali il manifatturiero e l’immobiliare”.
La presidente di Banca Malatestiana Enrica Cavalli conferma che “il primo riflesso critico sarà la difficoltà di approvvigionamento della necessaria liquidità. Chi ha liquidità tende a non metterla sul mercato perché non si fida e conseguentemente il costo della raccolta aumenta sensibilmente. Le banche locali avvertono ancora più pesantemente il provvedimento perché le loro possibilità di raccolta si giocano su un territorio limitato. Si aggiunga che sul territorio hanno sempre più peso realtà commerciali di grandi dimensioni – a discapito del piccolo commerciante – che raccolgono tanto e non mantengono sul territorio quanto hanno raccolto”.
Le difficoltà dunque aumenteranno, in particolare per “le banche che già soffrivano per una già scarsa liquidità”. “Occorre dunque – aggiunge – affinare le opportunità di raccolta, che comunque avendo un costo maggiore determina un’oggettiva maggiore difficoltà per le imprese a ricorrere al credito per finanziare progetti e investimenti già di per sé compressi per la nota crisi economica. Non va dimenticato che in un contesto simile le banche tendono a non esporsi a rischi di mancata restituzione del credito e quindi sono guidate da criteri di una più accurata selezione”.
Per quanto riguarda le possibili vie di uscita, Morelli di Banca di Rimini aggiunge che “le Banche di Credito Cooperativo locali, che hanno continuato a sostenere le imprese del territorio nonostante il perdurare dell’andamento sfavorevole dell’economia, stanno da tempo valutando come affrontare la situazione a livello di sistema, con la consapevolezza che la principale via di uscita passa necessariamente da una ripresa dell’economia e della fiducia nel sistema paese Italia”.
Fabiana Succi