Lavori, sei anche stimato per il servizio che proponi, ma i soldi li vedi anche dopo sei mesi, a volte un anno. Tutto “normale” per l’attuale situazione del mondo lavoro, ma un rischio per il terzo settore, una grande spinta – economica ma anche sociale – per la società. “Non basta saper fare, – assicura Pietro Borghini, presidente del Consorzio Sociale Romagnolo – occorre essere abili a gestire i flussi finanziari, con l’aiuto di consulenti e magari in collaborazione con istituti attenti al non profit”. 26 cooperative, 1 migliaio di addetti, di cui il 40% persone svantaggiate. Il CSR nel riminese è la confluenze di quelle organizzazioni sociali di tipo “B” che in genere eseguono servizi, più per le multiutility (Hera, ad esempio) che per Comuni o altri enti pubblici. L’attesa per il ritiro del credito è in media di 4 mesi, un periodo lungo ma “il pagamento è regolare, non possiamo lamentarci” ammette Borghini. Niente a che vedere con il panorama desolante degli 800 o 1000 giorni dipinto al Meeting di Rimini dall’amministratore delegato di Banca Prossima Marco Morganti, istituto nato proprio per sostenere enti religiosi o non profit.
“Il sistema romagnolo, per quel che concerne le cooperative sociali, non è in difficoltà. I ritardi ci sono, e a volte capita che un’organizzazione, specie se piccola o alle prime armi, impegni anche i beni privati del presidente o di alcuni soci per sopravvivere. Ma spesso si chiude per incapacità manageriale o per assenza di commesse”. Una situazione che non tocca il Consorzio Sociale Romagnolo. Parlano i numeri: da 13 milioni di fatturato nel 2009, si è passati a 15 milioni nel 2010, con un aumento del 20%. E dire che c’è la crisi…
“E dietro l’angolo ci aspettano periodi peggiori. – è l’opinione di Marco Morganti – Il terzo settore, però, accusa il colpo della crisi meglio di altri: Ha più risorse per affrontarlo: il volontariato, la capacità di adattamento e l’attitudine al sacrificio”.
Rimboccarsi le maniche è nel dna. Ma si rischia di combattere contro i mulini a vento. Chi accusa maggiormente ritardi nei pagamenti è il settore assistenziale. Le cooperative sociali di tipo A: case di riposo ma anche istituti come il S.Giuseppe di Rimini, che dell’assistenza ai giovani ha fatto la sua mission da cent’anni a questa parte.“Tutto il sociale è in crisi. E per chi – come noi – lavora con l’Ausl, deve attendere dai 150 giorni in su per i pagamenti. – ammette il direttore, Francesco Soldati – Fortunatamente non siamo in sofferenza e non siamo ricorsi al credito bancario”. La cessione di un terreno in via Flaminia, infatti, ha fatto“cassa” alla Fondazione, ma si tratta di un evento straordinario. Dall’Ausl contrattaccano: i Comuni ci pagano con ritardo, e ci comportiamo di conseguenza. Un circolo poco virtuoso che non si spezza. Così i 10 dipendenti del S.Giuseppe, e i 23 educatori e professionisti della coop. Millepiedi impegnati per conto dell’Istituto nelle varie comunità, stanno alla finestra. Il rischio (ma non è il caso del S.Giuseppe), è che al danno si sommi la beffa. Impossibilitate a versare regolarmente contributi a causa delle inadempienze dello Stato, le organizzazioni non profit sono considerate inadempienti e si vedono depennate dalla lista dei fornitori pubblici.
Va decisamente meglio quando il rapporto dell’istituto è con i comuni dell’area emiliano-romagnola (da Bologna a Cesena). “Il rapporto in questo caso è diretto con le Amministrazioni” precisa Soldati.
Il non profit deve pazientare come Giobbe; eppure a parti invertite: “Il terzo settore è 12 volte più regolare nei pagamenti dell’economia cosiddetta vera. – fa sapere Marco Morganti – Banca Prossima vanta 15mila clienti, con un rientro del debito del 99,6%, e nei termini stabiliti. Lo 0,4% mancante non è perduto ma solo in ritardo. Una performance che la dice lunga”.
Paolo Guiducci