“Fellini”, il turismo ad ali spiegate

    La valigia in una mano e il dépliant dell’albergo nell’altra. Le bionde turiste del nord Europa non fanno in tempo a scendere le scalette dell’aereo che già scaldano il cuore dei “vitelloni” romagnoli, pronti a scavalcare le reti dello scalo di Miramare per fissare i primi appuntamenti. Scene d’altri tempi quelle descritte ne Una botta d’orgoglio del giornalista riminese Silvano Cardellini. Scene che molto avrebbero ispirato Federico Fellini per una delle sue pellicole “alla riminese”: come set un aeroporto – oggi intitolato proprio al regista di Amarcord – che per collocazione geografica e vocazione turistica, di facce, razze e culture ne ha viste passare parecchie in oltre mezzo secolo. Dai villeggianti scandinavi, inglesi e tedeschi dei primi anni Sessanta ai commercianti russi che trent’anni dopo scendevano dai charter carichi di dollari per fare rifornimento nei negozi.
    Nato nel 1933 come scalo militare, l’aeroporto di Rimini-San Marino ha visto partire i primi charter nel 1958 (60 apparecchi come riporta Franco Montebelli, allora presidente dell’Azienda di Soggiorno, nel Quaderno 5 dell’Associazione Stampa), mentre al 1959 si deve l’exploit dei voli dall’estero, con lo scopo preciso di portare turisti stranieri in riviera. Promotore, l’Ente provinciale del turismo di Forlì, che già si trovava a pilotare l’aeroporto forlivese.
    Dal 1959 al 2010 il “Fellini” ha registrato un movimento di 247.455 aerei e 15.350.656 passeggeri. I charter coprono il 63% degli aerei e l’86% dei passeggeri. I voli di linea, tra alti e bassi, rispettivamente il 18 e il 9%.
    Sono alcuni dei dati riportati da Mario Pari, già presidente e oggi consulente di Aeradria, nel libro Aeradria Spa, Aeroporto Internazionale Rimini-San Marino “Federico Fellini” 1958-2008.

    Il decollo con
    i tour operators

    La fine degli anni Cinquanta rappresenta la cartina di tornasole per l’ospitalità romagnola, suggellata anche dalle emissioni filateliche sammarinesi che all’epoca celebrano i primi voli Alitalia da Londra alla riviera e, appunto, al Titano.
    Nel 1958, riporta Pari, l’aeroporto di Rimini è stato il primo in Italia ad accogliere il turismo organizzato dai tour operators dell’Europa nord-occidentale, come meta adatta alle famiglie della fascia media, che privilegiano il tratto di costa da Rimini a Cattolica. Ciò contribuisce notevolmente allo sviluppo del traffico, tant’è che fin dai primi anni d’attività, da aprile a settembre, lo scalo di Miramare viene considerato, per mole di passeggeri, il terzo in Italia.
    Attraverso i charter è soprattutto il nord Europa a venire in vacanza in riviera (Svezia, Norvegia e Olanda). E sono specialmente i charter a fare impennare gli arrivi in aeroporto ad un ritmo inarrestabile dal 1959 ai primi anni ’60. Dai 30mila arrivi al “Fellini” del 1960 si passa ai 270.679 del 1972 (l’anno del record storico di 558mila passeggeri). E aumenta anche, nello stesso periodo, il peso di questi arrivi sul totale degli arrivi turistici in riviera (dai 232mila del 1960 ai 365.499 del 1972).

    Charter, dal boom
    alla perdita

    Negli anni Sessanta, per un decennio, il “Fellini” si aggiudica su tutti gli scali italiani, la fetta più alta del traffico charter, prevalentemente dall’estero: il 23% nel 1962 (secondo Roma al 15%), il 24% nel 1965 (segue sempre Roma al 12) e il 21% nel 1970 (Roma al 19). Niente male per un aeroporto attivo cinque mesi l’anno. La ricaduta sul territorio è notevole: dal 1971 al 1975 i passeggeri charter rappresentano il 91,17% sul totale di 2.353.611 (i voli di linea solo il 4,83%).
    Un punto di forza ma anche di debolezza.
    Quando l’attività charteristica in uscita dall’Italia verso mete di villeggiatura internazionali (outgoing) supererà verso gli anni Ottanta il movimento incoming, l’aeroporto di Rimini perderà il suo primato. Dal 1976 al 1980 il traffico scenderà del 26%, dal 1981 al 1985 del 15,6%, dal 1986 al 1990 del 7,5% e, soprattutto, del 46% dal 1991 al 1995.
    Quali le cause della perdita di rotta? Tre secondo Mario Pari: “La prima – dice – va ricercata nel mancato aumento della capacità ricettiva degli alberghi riminesi che dagli anni Sessanta ad oggi hanno mantenuto una media di 35 camere, inferiore a quella delle strutture ricettive che, in primo luogo sulle coste spagnole, presero quota. I tour operators si trovavano costretti nella nostra riviera a suddividere i gruppi, per ogni aereo in arrivo con oltre 100 persone, in 5-6 alberghi. Così dagli anni Ottanta perdemmo in competitività”.
    La seconda causa, prosegue Pari, “è da attribuirsi al costo della vacanza nella nostra costa. Nel 1984 l’allora direttore di Aeradria portò all’attenzione del Cda e di alcuni tour operators inglesi, che ne condivisero le risultanze, un’indagine di raffronto dei costi alberghieri ed extra-alberghieri tra la riviera romagnola e quella spagnola. I costi dei nostri alberghi erano superiori del 22,45% rispetto alla Spagna, quelli extra-alberghieri del 74,52% rispetto alla Spagna, del 54% rispetto alle Baleari, del 64% rispetto alla Grecia”.
    Infine la terza causa del fallimento dei charter: le mucillagini. Il calo degli arrivi dai paesi del nord e centro Europa, dal 1989 al 1993, fu del 21% negli esercizi alberghieri e del 69% per lo scalo di Miramare.

    La salvezza:
    il commercio russo

    Ci pensano i commercianti “pigliatutto” dell’Est a salvare il “Fellini”.
    Il 27 gennaio 1993 Aeradria firma un accordo con un tour operator italiano per dare inizio, dal marzo 1993, ai charter dalla Russia. Lo scalo, che come i “colleghi” di Verona, Grosseto, Trapani e Pisa (militari aperti al traffico civile) era precluso ai voli dal fronte bolscevico, è il primo ad ottenere il via libera.
    Dopo l’anno nero, il 1993, che segna il minimo storico di 16.056 passeggeri, per il “Fellini” inizia una nuova era. Dal 1993 al 2008 arrivano con questi charter 813.269 passeggeri con una percentuale media annua sul totale degli arrivi in aeroporto del 36% (punta massima nel ’97 con il 59%).
    “In totale l’apporto economico dei passeggeri russi, dal 1993 al 2008 – annota Pari – fu di 472 milioni di euro per il soggiorno alberghiero, di oltre 3,2 miliardi per le spese relative alla spedizione aerea delle merci e di oltre 6,4 miliardi per le merci trasportate via Tir”. Un business.

    Voli di linea:
    il “dispetto” di Alitalia

    Dai primi anni Sessanta il “Fellini” ha collegamenti di linea stagionali con Londra (tre a settimana con Alitalia e due con l’inglese Eagle Aviation), Francoforte e Bruxelles. A questi si aggiungono il volo con Roma e quello con Milano effettuato nel 1968 e chiuso dopo un solo inverno per la bassa percentuale di riempimento (2%). I collegamenti internazionali restano attivi fino al ’69, quello con Roma fino al ’75.
    Da questo periodo Alitalia darà non poco filo da torcere allo scalo di Miramare tenendo il possesso della concessione governativa delle linee aeree su Rimini senza esercitarle e, al tempo stesso, impedendo l’attività ad altre compagnie. Per dieci anni.
    I voli per Roma e Milano riprendono nel 1987 con scarsi numeri: un 53% di riempimento per il Rimini/Roma (in media 9,5 passeggeri per tratta) e un 36% su Milano, subito sospeso (appena 6 passeggeri per tratta).
    Secondo Alitalia il volo Rimini/Roma è improduttivo e nel 1991 arriva la rinuncia definitiva. Aeradria fa rotta allora su altre compagnie, da Alibù ad Avianova fino a Uniroyal International Airlines, per proseguire il “filo diretto” con la capitale. Un flop. Nel gennaio 2004 il volo riprende grazie a Air Alps che fallisce nel 2009. Oggi il collegamento con Roma è assicurato da Alitalia e Darwin Airline.

    L’avvento
    dei low cost

    La vera occasione arriva con la liberalizzazione del mercato e l’avvento delle compagnie a basso costo. Il traffico impenna. Quello nazionale complessivo arriva a triplicare, passando dal 2006 al 2008 da oltre 7milioni a oltre 21milioni di passeggeri, quello internazionale sale del 36% (da 23 a 29 milioni).
    Nel 1998 arrivano l’accordo tra Aeradria e RyanAir e il primo collegamento low cost Rimini/Londra con una media di riempimento del 69%. Il sodalizio, come noto, terminerà nel 2001 a seguito di una vertenza. Ne beneficia lo scalo di Forlì fino al 2008, anno in cui il “Ridolfi” viene “tradito” dal cugino di sempre, Bologna, che gli sottrae la trattativa. Nello stesso anno anche Rimini riprende a dialogare con Ryanair: il risultato sono i collegamenti attivi ancora oggi con Londra, Francoforte, Stoccolma e Liverpool.
    Parte dell’attività charteristica, abbandonata dai tour operators, è stata così recuperata con i voli low cost stagionali e annuali (oltre a RyanAir anche Windjet). Il resto è storia di oggi. “Il 98% del traffico del ’Fellini’ è ancora costituito dai voli incoming – conclude Pari -. Di questi la metà circa proviene ancora dalla Russia, con charter per il 90%, ma anche voli di linea. Gli altri paesi, ad eccezione della Finlandia ancora legata al turismo organizzato, sono collegati con voli prevalentemente low cost”.
    Con la speranza di volare sempre più ad alta quota.

    Alessandra Leardini