Scrivere per esprimere la parte più nascosta di sé, per raccontare una storia o diffondere il proprio nome nel firmamento letterario. Sono tanti i motivi per cui le persone scrivono. Quello che è chiaro è che lo fanno sempre di più, e a tutte le età, come a voler fermare su carta pensieri e parole che nella chiassosa realtà quotidiana sembrano non avere più spazio.
I corsi di scrittura, organizzati da enti o scuole a livello locale, sono molto frequentati: “Si iscrivono persone di ogni età – spiega Cristian Conti, docente dei corsi di poesia presso Università Aperta – in maggioranza donne, insegnanti, casalinghe ma anche pensionati, impiegati e ragazzi che hanno appena terminato la scuola”.
Una ventina di iscritti per ogni corso. Ma quali sono i generi letterari che vanno per la maggiore? “Le persone scrivono più poesie e racconti rispetto ai romanzi, visto che questi ultimi richiedono tempi più lunghi”.
I motivi per cui le persone scrivono sono i più diversi, ma in comune c’è la voglia di fissare e condividere emozioni, pezzi di sé, sfidando il tempo che trascorre veloce e il rischio di essere passati invano su questa terra. “Chi scrive – continua Conti, viserbese, lui stesso scrittore di poesie (ha pubblicato Il broglio delle icone per la casa editrice Il Vicolo di Cesena – penso lo faccia per morire un po’ meno ogni giorno, per non essere solo e accendere torce silenziose nella notte urlante della banalità”.
Scrivere può essere anche un modo per superare momenti difficili come l’adolescenza. “Ho iniziato a scrivere in età adolescenziale – racconta Giuseppe Guidolin, vicentino d’origine e «riminese» d’adozione, definito da più parti un poeta informatico – in quella delicata fase di trasformazione. In tale periodo la scrittura colmava in qualche modo un divario ed una inquietudine che percepivo dentro”.
Da lì è stato tutto un susseguirsi di esperienze nel mondo letterario: “Ho partecipato a diversi concorsi di poesia vincendo alcuni premi e ho pubblicato diversi libri. L’ultimo è la raccolta Farfalle nello stomaco edita da Ismecalibri Fairbook”.
Ma è facile farsi pubblicare un libro e farsi spazio nel mondo editoriale?
“La partecipazione a concorsi – prosegue Guidolin – apre una porta in più anche se poi quando pubblichi un libro la risposta da parte dei lettori, se non sei conosciuto, non è scontata: spesso la distribuzione e la promozione dei libri sono a carico dell’autore che non sempre da solo ha i mezzi per pubblicizzarsi adeguatamente”.
Il discorso economico pare essere l’aspetto che interessa meno agli scrittori emergenti che comunque quasi sempre pubblicano le prime opere a proprie spese.
“Sono contento di regalare il libro alle persone vicine e condividere con loro il mio sentire – spiega Giorgio Corrieri, santarcangiolese, insegnante e volontario di Protezione Civile – Il libro, una raccolta di poesie dal titolo Frammenti in ordine sparso, è stato pubblicato a mie spese e devo ringraziare Panozzo Editore per la gentilezza e professionalità. Scrivere per me è in qualche modo fissare la tristezza e il dolore per poi rivederlo e ripensarlo magari mitigandolo”.
Un dolore che sfogliando le pagine di tale raccolta emerge chiaro e forte insieme all’amore per la bellezza della natura e per la vita stessa.
Quello che ne viene fuori, in generale, è un quadro variegato dove la voglia di scrivere e farsi conoscere prevale su tutto. Un’ulteriore occasione per presentare le proprie opere ai lettori è offerta dalla rete, ovvero Internet, che tra social network, blog e piattaforme condivise, rappresenta sempre di più un trampolino di lancio e un modo per farsi conoscere.
“Dal punto di vista della produzione artistica e letteraria – spiega Giuseppe Guidolin – Internet apre nuovi e promettenti scenari. Oggi la rete è diventata un mezzo attraverso cui la parola scritta in tutte le sue espressioni ha la possibilità di diffondersi da e verso tutti senza più quei vincoli o “dazi” che una parte dell’editoria tradizionale è indotta a imporre”.
Silvia Ambrosini