Sembrava tutto a posto. Tutto rientrato. Il pericolo chiusura, la ventilata ipotesi di cedere il titolo sportivo. Sembrava. Perché alle promesse fatte un paio di mesi fa, non sono susseguite le conferme concrete. Tradotto, chi doveva sganciare il denaro non l’ha fatto. I giocatori, prima di Pasqua, hanno incrociato le braccia per un allenamento: attendevano lo stipendio di marzo. Ma è la mancata copertura del debito (400mila euro, in pratica la quota di RiminiSport) a mandare su tutte le furie il presidente Giorgio Corbelli tanto da spingerlo alle dimissioni.
“Il Consiglio di Amministrazione ha preso coscienza della mie dimissioni dalla carica di presidente e delle dimissioni di Giancarlo Sarti dalla carica di consigliere – attacca Corbelli – avevo chiarito già da tre mesi che se non venivano risolti i problemi e rispettati dai componenti della società gli impegni assunti avrei fatto un passo indietro perché io, che ritengo di aver fatto al cento per cento quello che mi ero impegnato a fare, non posso e non voglio essere il presidente della liquidazione”.
Due i possibili scenari. “Potrebbe essere ceduto il titolo sportivo e la società prosegue con le attività giovanili, ma questa non è la linea che io condivido. Oppure tutti i componenti riescono a reperire le risorse necessarie per chiudere questo campionato e iscriversi al prossimo, perché i debiti vanno coperti. Io ho fatto un sacrificio, la quota più grande del bilancio l’ho coperta io. La Pallacanestro Rimini non può essere solo un mio pensiero”.
E se qualcuno spera in un ripensamento del signor Telemarket, se lo scordi. “La mia è una scelta definitiva”. Corbelli resta però facente funzione, azionista e consigliere. Il primo canestro, ora, è l’iscrizione al campionato. Ce la farà in terzo tempo il Basket Rimini?
Alberto Volponi