Doveva essere una semplice presentazione. C’erano da rendere pubblici i numeri del decimo Osservatorio sull’istruzione universitaria in provincia di Rimini. Dati non proprio brillantissimi, ma tutto sommato neppure da buttare. Invece è stata l’occasione per accendere un fuoco di polemiche in seno al ruolo dell’ateneo riminese. Ad accendere la miccia è stato il vicepresidente della Provincia, Carlo Bulletti.
“L’asticella dell’istruzione universitaria in questo territorio è molto bassa – ha detto durante la presentazione – abbiamo molte lauree triennali e portiamo i laureati a competere con i nuovi cittadini e non con il resto d’Europa. Il problema è che non abbiamo abbastanza laureati in lauree strategiche che possono fare crescere e sviluppare il territorio”.
Apriti cielo. Il primo a prendere in mano carta e penna e rispondere per le rime all’assessore di via Dario Campana è stato il presidente del Polo scientifico didattico di Rimini, Giorgio Cantelli Forti.
“Le tue periodiche, ma fortunatamente non frequenti esternazioni, fanno male al territorio che rappresenti e all’Ateneo cui appartieni (Bulletti è Docente, ndr), ma soprattutto offendono gravemente tutti coloro che, con grandi sacrifici personali, si impegnano a Rimini per costruire una realtà universitaria. Cosa giova all’universitario dichiarare che a Rimini gli studenti calano e abbandonano l’Università quando tu, pur essendo stato designato per due (dico due!) mandati nel Consiglio del Polo scientifico-didattico della Sede di Rimini (il massimo organo di governo universitario locale) non hai mai partecipato ad un Consiglio? Se valuti il nostro lavoro così disastroso non sarebbe stato opportuno che tu avessi partecipato e sollevato il problema in ogni Consiglio che si è regolarmente svolto ogni mese?”.
Giro qualche ora e Bulletti risponde con una lettera aperta. E anche in questo caso non sono fiori quelli che lancia all’Università.
“Caro Presidente, a chi giova il silenzio e l’assenza di riflessioni critiche? Al territorio, alla sua crescita alla sua visione moderna per la costituzione di un nucleo sociale forte in ambito nazionale ed internazionale? No, non credo proprio: solitamente la mancanza di un trasparente e sincero dibattito pubblico giova solo a piccoli gruppi interessati a mantenere un potere. Il problema università è nazionale, ma è un fatto che non abbiamo abbastanza laureati in settori strategici a Rimini. Porre il tema della qualità della selezione universitaria non è forse porre il tema della futura occupazione dei nostri ragazzi? Oppure credi più importante incassare il pezzo di carta nella maniera più veloce e poi sia quel che sia? E tu credi che io non debba esternare queste mie osservazioni? Perché? Perché tutto va bene in Italia così come qui da noi? O perché sono gli esercizi di ipocrisia a giovare di più al territorio? Un consiglio: le segrete stanze non vanno più di moda”.
Sulla querelle è intervenuto anche il presidente della Provincia, Stefano Vitali.
“Una valutazione legittima da parte di Bulletti – è la sintesi dell’intervento – è diventata il pretesto da parte di Cantelli Forti per una replica ricca di riferimenti personali. Un singolare modo di fare. Io alla logica dei fanti da toccare e dei santi da lasciare stare, non mi iscrivo. La trasparenza non è un obbligo solo per i politici e quanto accaduto merita un approfondimento”.
A intervenire sulla diatriba è anche Antonio Polselli, candidato sindaco della lista “Rimini Più”, che “bacchetta” sia Vitali sia Bulletti.
“Sono state mosse critiche pesanti: mancanza di figure professionali e non all’altezza. La sede di Rimini è invece uno dei punti di eccellenza del sistema formativo, la facoltà di Economia è una delle migliori in Italia. Ritenere il sistema squalificato è una frase spericolata. La politica non può condizionare scelte che non competono. Vale per l’università, vale per le banche. Dobbiamo abbassare i toni”.
A dire la sua ci ha pensato anche Fabio Zavatta, che dopo 12 anni non si ripresenterà per far parte del nuovo CdA di UniRimini.
“Attenzione, quel senso di spregio che avverto nei giudizi sulle lauree, mi fa esclamare: stiamo accorti. Sono in molti a volere, anche all’interno dello stesso ateneo, quei corsi. Penso all’infermieristica che ogni anno vuole dire 200 matricole e un lavoro sicuro per chi finisce gli studi. Stesso discorso per Moda che fa gola a moltissimi”.
A cercare di riportare tutti in riga è il rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi: “basta con le polemiche che esulano dal percorso costruttivo avviato con tutte le realtà locali”.
Francesco Barone