Inizio estate. La serata trascorsa con i compagni a Marina centro, il ritorno a casa in sella (da passeggero) di uno scooter, l’uscita da una curva, l’imbarcata, lo schianto, la caduta, la perdita di conoscenza. Da quel terribile momento la vita di Mauro Morri, play riminese cresciuto nel Basket Rimini con la cui canotta ha giocato per 7 stagioni, sterza totalmente. Da talentuoso uomo di sport, si trova all’improvviso a lottare tra la vita e la morte.
L’incidente gli causa seri traumi: sono tanti, da fargli temere per la sua stessa vita.
“Sono stato sempre incosciente e ho ripreso i sensi solo dopo l’operazione, poi è seguito il lungo periodo della guarigione e della riabilitazione”.
Mauro reagisce bene, il rischio di rimanere paralizzato fortunatamente viene scongiurato. Pian piano ritorna a camminare, è la forza della volontà che compie il miracolo.
“Reagire non è facile, soprattutto all’inizio. Poi ci riesci perché ti caricano motivazioni forti: il pensiero di mio figlio Enrico, l’affetto della mia famiglia, degli amici. In tanti mi sono stati vicini stramettendomi fiducia e forza di volontà”.
Tra gli amici quanti appartenevano al mondo della pallacanestro?
“Tanti, dai miei compagni di squadra di quando giocavo a Palestrina, ai coach Piero Bucchi e Giampiero Ticchi, a Carlton (Myers), Rigo (Righetti), German (Scarone), a mio cugino Angeli, tanto per citare i più conosciuti”.
Terminato il periodo di riabilitazione, Mauro prova anche a correre e palleggiare in palestra. Il fisico risponde bene: è un altro mezzo miracolo che si compie.
“La prospettiva di tornare su un campo di basket sinceramente era molto remota. Gli stessi medici lo avevano escluso quasi totalmente”.
Invece…
“Invece lo scorso anno ho iniziato ad allenarmi due volte a settimana, appunto per vedere dove potevo arrivare. Lo scorso settembre mi sono appoggiato ad alcune squadre riminesi, dal Santarcangelo al Riccione, dal San Patrignano, al San Marino, non per un ingaggio ma solo per allenarmi con loro. Purtroppo tutti mi hanno risposto picche”.
Ma come si dice: si chiude una porta e si apre un portone e così a gennaio arriva la telefonata da Molfetta. A chiamarlo è Antonio Paternoster, coach della locale squadra di basket che partecipa al campionato di serie A Dilettanti.
“Ormai non mi aspettavo più di tornare a fare parte di un team di basket. Ringrazio coach Paternoster e i dirigenti pugliesi per la fiducia che hanno avuto in me”.
Mauro si sta allenando duramente per acquisire la tenuta per un minutaggio sostanzioso. Intanto, un po’ a sorpresa, è arrivato anche il debutto.
“Giocavamo contro Rieti e uno dei compagni di squadra è stato colpito all’improvviso dall’influenza, così mi è stato chiesto di andare in panchina. Ho toccato il cielo con un dito. Non nascondo che durante la fase di riscaldamento ho pianto di gioia”.
Mauro per la cronaca ha giocato 12’: i primi della sua rinascita.
Beppe Autuori
Nella foto, Mauro Morri in maglia Pepsi