Sole o pioggia, feriali o festivi, alle 17.30 la tavola è apparecchiata. Pastasciutta o minestra, un secondo, il contorno e la frutta sono garantiti, un menù al quale talvolta si aggiunge il dolce. La famiglia che siede a quella mensa nel frattempo è aumentata, segno che al desco si sta bene e che l’indigenza non perde mai colpi.
Esattamente dieci anni fa, inaugurava il “ristorante” sui generis che è la mensa di Santo Spirito, in via della Fiera, a Rimini. All’ingresso, oggi come allora, non trovate camerieri in livrea o maitre in giacca e cravatta ma un manipolo di volontari di tutte le età e di tutte le taglie animati dalla stessa evangelica passione: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati.
L’intuizione di padre Lazzaro, il fratone che nel 2001 ha spalancato le porte del convento francescano di Santo Spirito, si è rivelata esatta. Se il bisogno, ieri come oggi, è sotto gli occhi di tutti, anche le risposte che si possono offrire non mancano. Lo testimonia la Mensa e i tanti volontari che la sostengono, ma anche le tante opere di carità (in senso paolino) fiorite sul territorio.
A Santo Spirito ad esempio chi fa i mestieri sono circa sessanta. Un piccolo esercito guidato silenziosamente dalla Maria. Lo scorso 15 dicembre la cuoca per eccellenza ha festeggiato i 94 anni, eppure dietro i fornelli in via della Fiera c’è sempre lei, a Natale, a Pasqua come in un quasiasi altro giorno. D’altra parte non cantava Luca Carboni: “Se non è Natale tutti i giorni non è Natale mai”? Gli avventori non mancano mai, la famiglia da mettere a tavola è numerosa (una media di 160 al giorno) e spesso gli stomaci sono capienti.
La fila di chi tende la mano con speranza non s’accorcia mai. Ne sa qualcosa la Caritas Diocesana che di recente ha fornito dati che dovrebbro perlomeno far riflettere: più di 2.500 persone in difficoltà si sono rivolte all’associazione, capace di servito 34.460 pasti in un anno, quasi 3.000 in più della stagione precedente.
C’è un limite alla carità? Sì, diceva don Giussani, quello di essere senza limite. Avanti tutta, dunque. A Santo Spirito come alla Caritas e nelle tante opere che magari nell’ombra contrassegnano Rimini e la diocesi. Perché il povero è un uomo solo. Convidere gratuitamente questo dramma risveglia il vero desiderio che è nel cuore di ciascuno: essere amato. E l’amore ricevuto diventa spontaneamente amore donato.
di Paolo Guiducci