Che siano venti, le miglia che separano questa località da Rimini, o che siano i venti atmosferici ad agitarla di tanto in tanto, non ha molta importanza saperlo. Certamente spesso, su questa collinetta, in questa chiesa silenziosa e raccolta, si ritrovano in venti (e più) a pregare. Come oggi e come ogni giovedì, quando il Signore esposto sull’altare dalle 9 del mattino fino nel cuore della notte, accoglie tutti coloro che hanno bisogno di Lui.
San Martino in XX è una parrocchia molto piccola (350 anime), isolata nella sua campagna, a “guardia” discreta dei casolari sparsi nel verde.
Parroco amministratore dal 1987 è don Probo Vaccarini.
“E diventato nostro parroco – precisa la signora Graziella, parrocchiana a tempo pieno – quando ancora era diacono”.
Don Probo (ciò è ben noto a tutti), è diventato prete dopo essere stato diacono “permanente”. Essendo vedovo, il vescovo Locatelli lo ha poi ordinato anche sacerdote e quindi è diventato parroco a pieno titolo. È anche noto che tre dei suoi figli sono preti e che manca poco perché anche il quarto, già diacono, riceva l’ordinazione presbiterale.
Quando telefonicamente gli chiedo un appuntamento per questo colloquio, mi rimanda subito alla signora Donatella, perché “Sai, io sono grande… ho già novanta anni”.
Don Probo – gli faccio notare – i tuoi anni sono quasi novantadue.
“È vero – risponde prontamente – ma non lo dico perché mi vergogno un po’”.
Ma don Probo non ha davvero motivo di vergognarsi dei sui quasi 92 anni, molti dei quali spesi per la sua famiglia, per il suo pendolarismo con San Giovanni Rotondo e, negli ultimi 24 anni, per la sua dedizione a questa parrocchia.
“Io cerco di far incontrare il Signore… Per la mia età non sono in grado di fare tante attività, di andare in giro per la parrocchia o di organizzare campeggi e feste… Ma se qualcuno vuole pregare o vuole confessarsi o vuole partecipare alla messa, io sono sempre disponibile”.
E per quello che posso vedere coi miei stessi occhi, di gente in ginocchio davanti al Signore ce n’è sempre. Ma sono tutti parrocchiani?
“No, c’è anche gente che viene da fuori. Sanno che qui si prega e quindi vengono volentieri”.
Per “visitare” la parrocchia don Probo mi affida alla signora Graziella, che conosce nei dettagli la vita dei suoi abitanti.
“La nostra Parrocchia, pur comprendendo un territorio alquanto esteso, è formata da una piccola comunità di anime. I praticanti più assidui sono circa il 15%. Anche se i parrocchiani praticanti veri e propri non sono molti, la nostra chiesetta, è abbastanza nutrita di fedeli… Ciò si deve al fatto che i frequentatori più assidui ed affezionati provengono da parrocchie diverse. Tra i frequentatori più assidui esiste una fratellanza sentita, dovuta certamente al dono di Colui che ci ha voluti tutti suoi figli”.
Che cosa, più di tutto, crea questa fratellanza e questa unità di spiriti?
“Penso che siano soprattutto i momenti di preghiera che la Parrocchia ci offre: la Messa quotidiana, l’adorazione eucaristica, la Liturgia delle Ore con meditazioni sulla Parola di Dio, il Rosario… In tutti questi contesti la preghiera diventa anche supplica, quando viene presentata per tutte le necessità della Chiesa: per le vocazioni sacerdotali e religiose, per le Missioni, per la conversione di tutti coloro che sono lontani da Dio e dalla Chiesa, secondo le intenzioni del Papa e del nostro vescovo Francesco, per le famiglie in difficoltà, in riparazioni per i vari delitti che vengono commessi nel mondo, come l’aborto, l’eutanasia, le violenze d’ogni genere… Preghiamo per gli ammalati e i sofferenti in generale, ma anche e soprattutto per quelli della parrocchia, affinché possano sentire vicino a loro l’amore del Signore sempre presente”.
Forse i parrocchiani, dopo essersi alimentati con la preghiera, hanno bisogno anche di stare insieme in modo distensivo e fraterno…
“Infatti si cerca anche di avere altri momenti comunitari con i parrocchiani, come per esempio, momenti conviviali: qualche cena insieme o qualche spuntino… però non sono molti quelli che vi partecipano… o, meglio, i presenti sono quasi sempre gli stessi. Altri momenti sono rappresentati dalla Festa della Parrocchia che solitamente, secondo la tradizione già presente in questa comunità da anni, coincide con il giorno di Pentecoste, lo stesso giorno in cui vengono amministrati i Sacramenti della Confermazione e di prima Comunione”.
Don Probo è sicuramente un bravissimo prete e parroco, ma in una parrocchia c’è sempre bisogno della collaborazione dei laici. Oltre a lei che, mi pare di capire, lavora a “tempo pieno”, chi altri dà una mano?
“La quantità degli Operatori Pastorali è alquanto esigua: due ministri straordinari della Comunione, un lettore, due catechiste di cui una è anche animatrice dei Centri d’Ascolto, e quattro membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale, di cui uno è l’economo, il custode ed anche colui che tiene in ordine sia gli spazi esterni alla Parrocchia, sia quelli della Celletta di Cà Baldacci, dove viene venerata la Madonna della Tenerezza. Siamo felici, infine, di poter annoverare, fra i membri parrocchiali, anche un seminarista”.
Torniamo a don Probo. Qual è l’impegno più esigente del tuo ministero sacerdotale qui a San Martino in XX?
“Oltre alla messa e all’animazione della preghiera, mi impegno molto nel ministero della Confessione. Quando sono qui, c’è sempre qualcuno che chiede di confessarsi”.
Quando sei qui! Altrimenti dove sei?
“Normalmente abito a Rimini, in quella che è sempre stata la mia casa, dove ho abitato con mia moglie e coi miei figli”.
Ma tu guidi ancora la macchina, per andare e venire?
“No, mi accompagna la mia fedele ancella, la Donatella. Lei fa parte del gruppo delle Ancillae Domini e mi accompagna, non solo negli spostamenti, ma soprattutto nelle tante mansioni pastorali ed organizzative. Con l’aiuto di Dio e col suo aiuto si spera di portare avanti anche un costituendo “Gruppo di Preghiera di Padre Pio, Giovani” che si riunisce ogni primo giovedì del mese, nelle ore serali”.
Un’ultima questione. Si avvicina la Pasqua e, come è tradizione in tutte le nostre parrocchie, si fanno anche le benedizioni alle famiglie. Come pensi di cavartela?
“Andando di casa in casa a benedire, come fanno tutti. E anche qui mi accompagnerà Donatella. A questo proposito, ho scelto il sabato come giornata più favorevole per poter incontrare il maggior numero di persone. Così cerco di far sentire la mia vicinanza alle famiglie, anche se le visite non possono essere più frequenti, data la mia età e la mia salute. In ogni caso cerco di far comprendere la loro appartenenza alla Chiesa non solo attraverso il messaggio del Vescovo, che in tale occasione consegno loro, ma anche attraverso la mia presenza e la preghiera. Dove ci sono bambini e ragazzi non manco di invitarli, anche attraverso la proposta del gioco, ad una maggiore frequenza della Parrocchia”.
“Chi si ferma è perduto” recita un vecchio proverbio. Non sembra questo un rischio per don Probo.
Egidio Brigliadori
Nella foto, la chiesa di San Martino in XX