Siamo in pieno Carnevale. Ma quando comincia la festa? A parte le due festività di chiusura, il giovedì grasso e il martedì grasso (e per alcuni la domenica successiva, il carnevalone), non è sempre chiaro quando sia lecito cominciare a festeggiare.
Ci sono però degli elementi da cui si può intuire che ci troviamo nel pieno della ricorrenza: vedere in giro bambini vestiti con i costumi più disparati, i carri, e trovare nei forni e nelle pasticcerie castagnole, fiocchetti e tagliatelle dolci.
Cambiano le regole
Oggi Carnevale è considerato soprattutto un momento per bambini, ma in realtà è una festività che affonda le sue radici nei tempi antichi. Cambia la veste, prima pagana poi cristiana, ma non cambia il senso ultimo: il sovvertimento delle regole quotidiane, un breve momento di pausa nell’arco dell’anno in cui il caos prende il posto dell’ordine sociale.
Il termine carnevale deriva da “carne levare”, riferito all’usanza, nella quaresima, di non mangiare carne. Ma per quanto si levasse la carne, erano ben presenti altri alimenti, soprattutto dolci. Le famose castagnole e i fiocchetti sono tipici di questo periodo, e li si possono trovare, con poche varianti, lungo tutto il paese.
I fiocchetti hanno tanti nomi diversi, a seconda della zona geografica: si chiamano cenci in Toscana, le bugie in Piemonte, le sfrappole in Emilia, le chiacchiere, frappe, galani e in mille altri modi. La ricetta è molto semplice.
Ma quante chiacchiere…
È un impasto a base di farina, burro, zucchero e uova che viene steso in una sfoglia sottile, tagliata a riquadri e poi fritta e spolverata di zucchero. Le variazioni locali consistono più o meno nell’aggiunta di aromi, come la scorza di limone o di liquore, spesso anice.
Allo stesso modo le castagnole sono conosciute anche come zeppole o tortelli dolci. Gli ingredienti sono più o meno gli stessi, ma dall’impasto si formano delle palline che poi vengono fritte rimanendo più croccanti fuori e morbide dentro.
Lo storico
Delle due, le castagnole sono più legate alla nostra zona, mentre le chiacchiere sono transregionali, come ci conferma lo storico riminese Piero Meldini.
“Non si può parlare di dolci tipici riminesi. Sono specialità di carnevale ma diffuse ovunque, in tutta Italia. Sia i fiocchetti sia le castagnole hanno l’unica particolarità di essere preparate solo in questo periodo dell’anno. Hanno mantenuto, a differenza di altre ricette, il loro carattere festivo”.
Una ricetta semplice della festa, quindi, che non è legata ad un solo territorio. Questo vuol dire che non ci sono dolci tipici riminesi?
“No. Almeno non emergono dalle fonti storiche. L’unico dolce di cui si può leggere qualche traccia nelle cronache è quello che un tempo veniva chiamato il Carnevale dei poveri. Era preparato con una sfoglia stesa sottile, aromatizzata con scorza di limone e ricoperta di zucchero, poi avvolta e ripiegata e infine tagliata a strisce”.
Si trovano ancora questi dolci, anche se oggi hanno un altro nome: le tagliatelle dolci. Meno comuni rispetto a castagnole e fiocchetti e spesso preparate nelle cucine casalinghe da chi ancora ricorda la ricetta.
Ma come si festeggiava allora il carnevale a Rimini?
“Il periodo di Carnevale coincideva con l’apertura della stagione operistica e i balli al Casino Civico. Secondo quanto riportato nelle cronache, in questo periodo il piatto tipico era il pasticcio di maccheroni, preparato da Nicola e Filippo Giangi, 2 bottegai che, a cavallo tra il ’700 e l’800 gestivano un caffè in Piazza Cavour. Questa pietanza, che consiste in un piatto di maccheroni, preparato col sugo e poi avvolto in pasta frolla dolce e cotto nel forno, veniva consumato spesso direttamente a teatro. A differenza di oggi, i cittadini più illustri, a teatro, non stavano in platea ma avevano il loro palco privato. Erano chiamati palchettisti. Lì, passavano la giornata intera ad ascoltare le opere, magari prestando attenzione alle romanze principali e per il resto chiacchierando e mangiando questo piatto molto sostanzioso”.
Oggi il pasticcio di maccheroni, così come descritto dalla ricetta di Meldini, è completamente scomparso da Rimini e dalle tradizioni locali. Tuttavia questo è ancora tipico del ferrarese, dove si consuma frequentemente nei ristoranti.
Castagnole di casa nostra
Non accenna invece a scemare la tradizione delle castagnole. E per fortuna! Non solo si trovano in qualsiasi forno o pasticceria, molto più dei fiocchetti e delle tagliatelle dolci, ma vengono proposte in numerose varianti. Se quelle originali sono ripiene di pasta e con del liquore alll’anice nell’impasto, la fantasia le propone ripiene di crema, crema al rhum, nutella. cioccolato, ricotta, aromatizzate all’alkermes e via dicendo.
Da che mondo e mondo i dolci “pasticciati” hanno sempre più successo dei tradizionali. Forse è per questo che è più facile trovare castagnole ripiene di qualche crema che quelle originali. Girando per il centro di Rimini le castagnole più originali sono quelle proposte dal Forno Vecchia Pescheria, nel centro storico di Rimini, e dalla pasticceria Jolly, e, un po’ meno raffinate, quelle del forno Manduchi. Tra quelle fantasiose si segnalano le castagnole ripiene di crema, cioccolata fondente e crema al rhum della pasticceria Tino, e quelle del forno Fratelli Piastra.
Fuori dallo schema vecchie/nuove le castagnole di Rinaldini che ricordano più dei bignè che il dolce di Carnevale. Ma sono comunque buone.
Insomma. Castagnole per tutti i gusti!
Stefano Rossini