Stessa Rete, stessi problemi

    Aprire un blog (dall’inglese web-log, abbreviato blog, diario online) è facile come bere un bicchiere d’acqua. I costi sono esigui (la registrazione di un dominio e relativo spazio è attorno ai 20 euro annui) e la gestione di un sito è semplice anche per chi non è un esperto di tecnologia. Per chi, poi, non ha il tempo né la voglia di gestire un intero “diario”, c’è sempre Facebook o Youtube per caricare i propri video amatoriali. Cambia lo spazio, ma non cambia la voglia: scrivere, comunicare e trovare una folla di lettori. Nel 2008, un disegno di legge propose di equiparare i blog ai giornali. La legge non passò, ma era un segno dei tempi: i siti di singole persone, spesso appassionate di giornalismo ma con altre occupazioni, avevano sul web lo stesso impatto e la stessa forza delle testate giornalistiche. Ultimamente il legislatore sembra essersi posto nuovamente il problema. Ma ancora non è obbligatorio registrare il proprio sito come testata giornalistica online al tribunale competente. C’è chi lo fa, ma è una scelta dettata da altre motivazioni, come dare un tono più ufficiale al proprio spazio virtuale, o quando è in effetti la controparte sulla rete di un giornale cartaceo.

    Gli obblighi
    Per i blogger sono finite le preoccupazioni? Non proprio. Diffondere la propria opinione ai quattro venti (seppur virtuali) dà comunque delle responsabilità. Le due grandi nemiche di chi gestisce un sito internet o un profilo su Facebook sono la privacy e la querela per diffamazione. Del primo aspetto ne parliamo con Gloria Paci, consulente sulle normative e sulle problematiche legate alla privacy.
    “È sempre buona prassi fornire un’informativa del sito internet. E cioè specificare qual è la policy del sito – con policy si intende l’insieme di limiti e regole stabilite per il sito – e la privacy. Chi gestisce il sito dovrebbe sempre far sapere come vengono trattati i dati degli utenti che transitano sul sito stesso, se vengono intercettate o utilizzate informazioni per le statistiche e altre notizie di questo tipo”.
    Qual è la cosa migliore che si può fare per tutelarsi?
    “L’informativa è la cosa migliore, perché l’utente decide se accettarla o meno quando partecipa ad una discussione, commenta una notizia o si iscrive ad una newsletter. E in questo modo chi si trova dall’altra parte si tutela”.
    A cosa si deve stare attenti?
    “Principalmente ai dati. Può capitare che per l’iscrizione ai commenti o alle mail, chi gestisce un sito si trovi ad accumulare un gran numero di indirizzi. Se per caso decidesse di venderli a chi fa pubblicità si profilerebbe un reato di cessione e trattamento illecito dei dati. Le pene sono molto severe. Un altro problema a cui si deve stare attenti è l’utilizzo delle immagini. Prendere immagini da internet di altri autori per inserirle nelle proprie notizie è una violazione del diritto di proprietà. Se l’autore dovesse scoprirlo può chiedere la rimozione dell’immagine o passare alle vie legali”.
    Ma la vera nemesi dei blog e di Facebook è il rischio diffamazione. Si contano già alcuni casi di denunce e querele anche a Rimini. Secondo i dati forniti dalla Polizia Postale, nel 2010 sono stati 10 i casi di denunce per diffamazione o violazione della privacy, anche se tutte legate a Facebook e non a siti.
    “Per la maggior parte sono casi di ragazzi che rubano la password per scrivere insulti o creano addirittura profili falsi per attaccare altre persone” come accaduto recentemente con delle foto prese da Facebook e caricate su siti pornografici.

    Stefano Rossini