Si chiamano società a partecipazione pubblica, e talvolta spuntano come funghi sotto la “spinta” delle amministrazioni locali. “Regalando” elenchi corposi, erogazioni anche consistenti e consigli d’amministrazione numerosi, partecipare ai quali è comunque un ottimo integratore allo stipendio. Altre volte, le società partecipate regalano pure dividendi azionari, cioè utili alla fine dell’anno. “E sono fondamentali allo sviluppo del territorio”. Lo dice uno che ha deciso di darci un taglio. Stefano Vitali l’aveva dichiarato non appena eletto alla presidenza della Provincia di Rimini: per favore, tagliate qualche poltrona superflua. Sono trascorsi diciannove mesi, ma la situazione è rimasta la stessa. E così Vitali è ritornato sull’argomento con una nota che non lascia adito a dubbi: il tempo è passato, le poltrone sono tutte ancora al loro posto, fate qualcosa. Il tono del Presidente della Provincia ovviamente è più istituzionale. “Tra gli impegni presi dal e nel consiglio provinciale – spiega – c’è quello di considerare necessario che l’austerità e il rigore finanziario che improntano il bilancio della Provincia di Rimini debbano vivere e caratterizzare l’attività anche nelle società direttamente partecipate”.
Non si tratta di erigere un altare ad un valore puramente simbolico: “in una fase economicamente complessa per gli enti locali, ogni risorsa è ancora più preziosa” e dunque i “soggetti che investono hanno l’obbligo e il dovere che essa sia utilizzata al massimo del potenziale, senza perdersi in operazioni non prioritarie o peggio sprechi”.
Quante partecipazioni
Partecipazioni, a volte “comparsate” ma si tratta sempre esborso di denaro pubblico. La Provincia di Rimini contribuisce al finanziamento (e di qualcuna detiene il controllo) di 27 società, mentre nel 2007 erano 22. Le procedure di dismissione da cinque società (tra cui le curiose Sapir Porto Itermodale di Ravenna e il CRPV, Centro Ricerche produzioni vegetali) sono state attivate al termine del 2010, tra un paio di stagioni la Provincia ne sarà fuori. In totale l’ente di Corso d’Augusto partecipa in società per circa 35 milioni di euro. In testa Romagna Acque, il cui 2,57% ammonta a 9.663.375,68 euro, RiminiFiera (3.364.070 euro, 7,95%) e Aeradria per 2.415.104 euro, (33,92%).
Spara più in alto il comune capoluogo: 21 società in cui Rimini ci mette lo zampino per un totale di 160.712.566 euro. Le società alle quali Palazzo Garampi partecipa di più sono, nell’ordine, Romagna Acque-Società delle Fonti (44.827.693 euro) e Amir (37 milioni 237 mila euro). Al terzo posto figura Hera: 24.085.208 euro. Curiosa la partecipazione con 8 euro alla Nuova Quasco insieme ad amministrazioni estensi, reggiane e modenesi.
Riccione partecipa a 15 società, per un totale di 58.445.972 euro. Gli interventi più importanti? Romagna Acque (16.868.593) e PalaRiccione (14.110.357 euro). Undici le società in cui ci mette lo zampino Santarcangelo, che ha deliberato di “mollare” tre società: Promozione Parco della Musica, Amfa e Riminiterme. Totale: 18.493.168 (mancano però le quote di Amfa, Caar e Riminiterme).
Una dozzina le partecipazioni di Bellaria, mentre Verucchio resta ferma a 6: Agenzia Mobilità, Ato, Amir, Hera, Romagna Acque e Tram, “in attesa della trasformazione di Tram e Agenzia Mobilità” spiega il sindaco Giorgio Pruccoli.
Capitalismo municipale?
Una ramificazione di partecipazioni, dunque, che qualcuno potrebbe definire “capitalismo municipale”, che muove potere e denaro: c’è un esercito di consiglieri d’amministrazione e membri del consiglio sindacale da nominare e retribuire. “Il rigore finanziario – prosegue il presidente della provincia – non deve essere prerogativa solo della classe politica e degli amministratori, ma va esteso all’intera classe dirigente, in particolare a chi maneggia soldi pubblici”. Nei prossimi giorni Vitali incontrerà i consiglieri nominati dalla Provincia all’interno delle società partecipate non per distribuire pacche sulle spalle ma per “illustrare le linee guida che dovranno caratterizzare la nostra presenza all’interno delle società finanziate”.
Specie in questa fase delicata, ogni risorsa è preziosa ed è necessaria oculatezza, senza perdersi in operazioni non prioritarie o addirittura sprechi. “La consistenza economica delle partecipazioni è molto varia – fa notare il direttore del mensile TRE, TuttoRiminiEconomia Primo Silvestri – così come non sono omogenei gettoni di presenza e retribuzioni dei vari manager. In ogni caso sarebbe bene evitare gli specialisti della poltrona, per non sovraccaricare la rappresentanza”.
Le partecipazioni non sono tutte uguali, nemmeno alla fine dell’anno. In alcuni casi si traggono anche benefici economici, dividendo azioni. Un paradosso quando la società in questione magari ha appena aumentato le tariffe ai cittadini? I cittadini storcono il naso per le gabelle ma l’ente pubblico gode degli aumenti: potrebbe essere il caso di Hera. Vitali la pensa così. “Vista la parcellizzazione, Hera è una delle meno partecipate. – fa notare il presidente – In ogni caso la scelta della multiutility è quella che garantisce il miglior rapporto qualità-prezzo. Si può e si deve migliorare il servizio all’utenza, il rapporto con i cittadini, il rapporto con le amministrazioni ma la scelta è giusta”. E sulle compartecipazioni, Vitali è chiaro: via le poltrone superflue, più rigore ma le società “strategiche” sono fondamentali per lo sviluppo del territorio.
Paolo Guiducci