Le bombe lo hanno scoperchiato. La città lo ha conservato come un rudere muto. Invece ha molto da raccontare. Come testimoniava la lapide dettata nel 1907 da Domenico Francolini, nel 1845 da palazzo Lettimi con il proprietario conte Andrea si muovono “gli audaci rivoltosi, preludenti l’italico risorgimento”, guidati da Pietro Renzi.
Protestano contro il potere “stolidamente dispotico”. Tra 23 e 26 settembre formano un governo provvisorio, poi si sciolgono fuggendo per mare o riparando in Toscana (dove sono arrestati), all’arrivo degli svizzeri pontifici. Il loro moto è reso celebre da Gli ultimi casi di Romagna di Massimo D’Azeglio.
Domenico Francolini (1850-1926) è un borghese prima repubblicano, poi socialista ed infine anarchico. Abita lì con la moglie, donna Costanza Lettimi (1856-1913). Amico di Giovanni Pascoli, nel 1878 sul Nettuno gli pubblica una lirica scandalosa, “La morte del ricco”, che finisce con la condanna: “che muoia disperato”. Francolini lo ha conosciuto tra novembre 1871 ed estate 1872, mentre Zvanì in misere condizioni economiche e con la testa piena di pensieri ribelli frequentava la seconda classe del liceo comunale a palazzo Gambalunga. Da dove Francolini, che aveva cinque anni di più, era appena uscito.
Gaetano Bresci (1869-1901), l’anarchico giunto dall’America, si esercita nel cortile di palazzo Lettimi prima di recarsi a Monza per regolare il 29 luglio 1900 i conti con Umberto I. Ospitato nel borgo San Giuliano dall’oste Caio Zanni (1851-1913), Bresci usa la rivoltella portata da Paterson (New Jersey) sotto gli occhi di Francolini. Zanni, noto alle autorità come anarchico, è arrestato dopo il regicidio e trasferito al carcere di San Nicola di Tremiti. Con Bresci era la sua compagna Teresa Brugnoli, che a Paterson ha lasciato una figlia diciassettenne.
Gennaio 1943, al secondo piano di palazzo Lettimi risiede Guido Nozzoli, classe 1918. Lo arrestano a Bologna sotto le armi, per “attività politica contraria al regime” mediante volantini intitolati: “Non credere, non obbedire, non combattere”, e per il possesso di libri esteri proibiti ma venduti sulle bancarelle. Con lui finisce dentro Gino Pagliarani, l’autore dei volantini. Nel 1944 Nozzoli riesce a salvare San Marino dal bombardamento a tappeto preparato dagli alleati. Dopo la liberazione di Rimini, sale sulle macerie di casa. Anche la statuina di sant’Antonio, un ex voto per il terremoto del ’16, è stata mutilata dalle bombe.
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