È certamente il modo migliore per ricordarlo. Ad un anno dalla morte di don Luigi Tiberti, GiOC e CML (Gioventù Operaia Cristiana e Cristiani nel Mondo del Lavoro) hanno scelto di vivere il primo anniversario della morte del noto sacerdote riminese, a lungo direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale e assistente di GiOC e CML, oltre che Rettore della chiesa di S. Agnese, con una serie di iniziative che pongono al centro della riflessione i giovani lavoratori: un’assemblea pubblica, la pubblicazione della ricerca nazionale “Un’impresa chiamata lavoro”, svoltasi anche a Rimini, una mostra fotografica e una Messa.
Venerdì 21 gennaio, presso la Chiesa di Sant’Agnese, è in programma un’assemblea nella quale intervengono Fabiana Delle Noci, presidente nazionale GiOC, e Lucia Bruni, responsabile GiOC centro Italia.
A seguire la relazione di mons. Flavio Grendele, vicario episcopale per la pastorale di Vicenza, dal titolo: “Giovani e lavoro, quali attenzioni pastorali da parte della Chiesa oggi”. Si tratta di una riflessione sull’azione pastorale fra i giovani lavoratori e di condizione popolare. Nel corso della serata verrà proiettato anche un filmato realizzato da BottegaVideo, sulla figura di don Tiberti.
Sabato 22 gennaio sarà celebrata una S. Messa presieduta dal Vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, alle ore 18,15, sempre presso S. Agnese. Dal 20 al 23 gennaio, presso Sant’Agnese, è allestita una mostra fotografica che fissa gli incontri, la passione per la montagna, il rapporto speciale con i giovani e tanti matrimoni celebrati da don Luigi.
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È trascorso un anno dalla salita al Padre di don Luigi Tiberti, e intendiamo ricordarlo attraverso due frasi: una di J. Cardijn “Fiorisci là dove il Signore ti ha piantato” che spesso amava citare e l’altra sua noi siamo un movimento disimpegnato per persone impegnate.
Tutte e due racchiudono in sé, con semplicità, la nostra missione di militanti cristiani. Una missione che “fiorisce là” negli ambienti di vita, perché il Signore ci “ha piantato” cioè messo lì ad evangelizzare.
Cristiani nel Mondo del Lavoro non ha un’agire prevalente, ecco perché “disimpegnato”, ma ha come compito primario il discernimento costante della revisione della nostra vita che attraverso il vedere, il giudicare e il confronto col Vangelo ci porta ad agire cioè essere “persone impegnate” nel lavoro, nel quartiere, nella famiglia, nella Chiesa e nelle strutture del sindacato, della politica e del volontariato come luogo permanente per annunciare la buona novella. Ecco qui, diceva don Luigi, l’importanza del gruppo luogo essenziale per crescere come laici nell’annuncio di valori evangelici della solidarietà, fraternità, amicizia, l’impegno per dare dignità al lavoro, e operare in funzione del bene comune sono centro e attenzione particolare della nostra militanza.
Di seguito riportiamo alcune frasi di uno scritto di don Luigi, “Vocazione cristiana”, quale testamento spirituale ad ognuno di noi, che ci ha sempre costantemente ricordato negli incontri assembleari e personali, per lui cosa primaria.
Ognuno di noi è in contatto con il mondo attraverso gli ambienti di vita. Anche ogni ambiente deve essere trasformato, cristianizzato. Ambiente è la mia casa, la mia famiglia, la fabbrica, il quartiere, il luogo dove passo il tempo libero e la spiaggia… È negli ambienti che dobbiamo essere sale della terra, luce del mondo. Ogni ambiente è luogo di Dio, è luogo di missione. … sentirsi inviati da Cristo per essere suoi testimoni.
Negli ambienti ci sono le persone e le strutture. Nelle persone ci sono due esigenze fondamentali:
– Esigenza a partecipare = aiutare allora gli uomini ad essere più responsabili, a partecipare anche nelle piccole cose. Mai agire da soli o peggio ancora strumentalizzare gli altri. Bisogna avere un grande rispetto delle persone.
– Esigenza di comunità = Quando gli uomini incominciano a lavorare assieme, a capirsi, ad amarsi, a collaborare là comincia a nascere la Chiesa: la Chiesa fa i primi passi.
Il militante cristiano aiuta gli uomini a unirsi fra di loro; suscita delle comunità, dei gruppi, è attento alle persone ed è attento a tutta la loro vita: di lavoro, di famiglia, di tempo libero.
Diceva inoltre che per il militante cristiano non c’è solo la struttura economica, sociale e il sistema globale che pure bisogna cambiare, ma ci sono anche condizioni umane che devono cambiare. Incominciando dalle piccole cose di ogni giorno. I rapporti: di paura, di concorrenza, di menefreghismo, di invidia, di slealtà, di odio e di discriminazione ecc..
Dio, ci chiama a cooperare, mediante il lavoro quotidiano, al disegno immenso della creazione, e con l’impegno comune di costruire un mondo più giusto e fraterno ogni uomo trovi un posto conveniente alla sua dignità, per attuare la propria vocazione e contribuire al progresso di tutti.
Pertanto scrive don Luigi la Chiesa deve inviare i suoi militanti cristiani negli ambiti della società: politica, sindacato, volontariato.
La Chiesa però deve anche parlare, cioè denunciare le situazioni di ingiustizia. Il Vangelo non è neutrale, deve prendere la difesa dei poveri, degli oppressi.
Le comunità cristiane, le associazioni e anche noi dobbiamo, devono pronunciarsi su fatti di vita quotidiana, situazioni di precarietà di non valore ma al tempo stesso e con responsabilità essere propositivi, avendo il solo fine del bene di comune.
Il tempo che viviamo richiede l’urgenza storica di fare il passaggio ad una nuova cultura in cui l’uomo, al centro di ogni cosa, viva e lavori mediante la costruzione di relazioni solidali. La persona non può trovare compimento solo in se stessa, a prescindere cioè dal suo essere «con» e «per» gli altri.
Una società che accettasse la divisione e la frantumazione finirebbe per venir meno all’esigenza di riaffermazione di valori di giustizia, di equità, di partecipazione che sono invece assolutamente necessari, tanto più oggi in un contesto sociale come il nostro, aperto a nuove possibilità ma carico anche di ambivalenze e di rischi.
In conclusione, riportiamo un’altra frase di don Luigi: “come cristiani siamo chiamati ad agire con tutti coloro che vogliono la promozione dell’uomo. È una forma anche questa di carità cristiana, e un vivere la nostra vocazione cristiana.”
Dobbiamo impegnarci sul serio e non giocare all’impegno.
Gli amici della GiOC – CML