Arrivano i dai del fotovoltaico del 2010 e si scopre che Rimini è il fanalino di coda della Regione per pannelli fotovoltaici installati (secondo i dati ufficiali del GSE – Gestore dei servizi energetici, Ente italiano che sovrintende alle installazioni degli impianti fotovoltaici – elaborati dall’azienda locale Ubisol).
Agli antipodi si trova la provincia di Ravenna, che scavalca Bologna con 75.040 Kw (chilowatt) installati (un aumento di ben 68.290 Kw rispetto al 2009).
Al secondo posto scivola Bologna con 44.447 Kw (18.715 nel 2009), seguita da Modena al terzo posto (26.013 Kw, 9.222 nel 2009) e al quarto da Forlì-Cesena (21.056 Kw, 8.264 nel 2009), province che perdono una posizione rispetto al 2009. Al quinto posto Ferrara (14.343 kW, guadagna due posizioni rispetto ai 4.563 Kw del 2009), mentre sesta si conferma Reggio Emilia (12.199 Kw, erano 4.953 nel 2009). Agli ultimi tre posti ci sono Piacenza (11.911 Kw, 5.114 nel 2009), Parma (che con 9.878 Kw scavalca Rimini e abbandona l’ultimo posto del 2009) e, in fondo alla graduatoria, Rimini, inchiodata a una potenza installata di 8.909 Kw (3.900 nel 2009).
Aumenta l’energia
Anche per quanto riguarda l’incremento energetico (la variazione di produzione da un anno all’altro) la provincia si situa in fondo alla classifica, nonostante un lusinghiero più 128%. In pratica solo nell’ultimo anno i chilowatt installati sono più che raddoppiati. Il dato è comunque inferiore alla media regionale che è del 246% e che porta l’Emilia Romagna al quarto posto in Italia per potenza prodotta dopo Puglia, Lombardia e Veneto (e al terzo per numero di impianti).
Al primo posto ancora una volta Ravenna che ha compiuto un balzo impressionante, superando un incremento del 1000%.
Alcune valutazioni
L’ingegner Francesco Rinaldi, amministratore delegato della Ubisol, una delle principali aziende riminesi specializzata nelle energie rinnovabili, valuta i dati positivamente.
“Rispetto al resto delle province della nostra regione – dichiara Rinaldi – Rimini accusa un rallentamento per potenza installata, ma è confortante il numero di impianti rapportati ai residenti”. La provincia, infatti, si attesta ad un impianto ogni 331 abitanti. Un numero lusinghiero, che comunque non basta a Rimini ad essere prima neanche in Romagna, dato che Ravenna vanta un impianto ogni 256 abitanti e Forlì Cesena uno ogni 279.
In Provincia il comune con più impianti è ovviamente Rimini, seguito da Riccione, Bellaria e Santarcangelo. Per quanto riguarda la potenza installata, invece, dopo Rimini ai primi posti ci sono i nuovi comuni dell’Alta Valmarecchia.
L’altra faccia dei numeri
Per guardare i numeri da un altro lato ci siamo fatti aiutare da Beppe Carpi, del gruppo di acquisto solidale Rigas, che da alcuni anni ha dato vita ad un’interessante iniziativa. Carpi ha creato dei gruppi di acquisto per il fotovoltaico, in modo da ottenere tariffe agevolate e incentivare l’installazione di nuovi impianti.
“Il vero problema di Rimini non è tanto nel numero di pannelli e impianti installati, quanto nella potenza. In tutta la provincia gli impianti sono sempre medio-piccoli. Questa situazione deriva da una serie di limitazioni che la provincia aggiunge a quelle regionali”.
In pratica la Regione ha individuato una serie di parametri che servono a identificare quali sono i terreni su cui è possibile installare i pannelli fotovoltaici e le dimensioni dell’impianto. Escluse le zone di interesse turistico, quelle a tutela naturalistica o zone paesaggistiche e architettoniche vincolate dalla Soprintendenza e dal Ministero. Le altre aree, prevalentemente di tipo agricolo, sono idonee a condizione che l’impianto sia installato e sfruttato direttamente dall’agricoltore, che i pannelli non consumino più del 10% della superficie coltivabile e che l’impianto non superi i 200kw di potenza.
Anche l’alta Valmarecchia a breve si dovrà conformare agli standard riminesi. I nuovi comuni sono in attesa della nuova carta regionale e dei parametri provinciali. Per ora si adotta il regolamento nazionale.
“Fino a qualche mese fa – continua Carpi – a Rimini la soglia era ulteriormente sotto i 200 Kw. Non a caso i comuni dell’Alta Valmarecchia entrati in provincia hanno meno impianti ma un numero di Kw più alti rispetto ai vecchi comuni. Non so perché il comune abbia deciso di seguire questa politica. Mi sembra che ci siano pochi incentivi e poche regole chiare. Anche l’iter per l’installazione non è dei più semplici. Si rischia il classico rimpallo da un ufficio all’altro, senza sapere cosa bisogna fare. Secondo alcuni serve la Dia (Denuncia di Inizio Attività), per altri il permesso, e si finisce con più confusione che certezze”.
E sui tetti?
“Per l’installazione di pannelli solari a tetto la procedura è estremamente più snella – prosegue Carpi – Non servono Dia né altri permessi. L’intervento è paragonabile a quello di un antennista. Un tempo serviva il permesso per costruire. Ora è stato abolito. In questo caso gli incentivi non mancano. Si tratta di energia per uso domestico, ma è comunque un passo avanti di notevole portata. Il problema, semmai – continua – sta negli edifici, spesso costruiti male e con poco spazio sul tetto. La presenza di abbaini, comignoli e altre modifiche sulla linea del tetto è un impedimento per il posizionamento dei pannelli. Se ormai non possiamo più fare nulla per gli edifici che sono già costruiti, si può comunque chiedere al Comune un regolamentazione che metta dei paletti per le case ancora da costruire”.
In definitiva…
Se da un lato la strada delle fonti rinnovabili è un obbligo per cercare di uscire dal pantano energetico in cui ci troviamo oggi, dall’altra parte bisogna però considerare che il numero di pannelli necessari per produrre un Kw di fotovoltaico copre un’area di circa 8-10 metri quadri. Tanti tetti e terreni se dovessimo continuare a consumare ai ritmi ai quali siamo abituati… troppi.
In definitiva il quadro non è fosco. Il numero di impianti aumenta ma è necessaria una migliore pianificazione sia a livello nazionale che regionale e provinciale, in modo da promuovere e rendere ancora più snello l’iter di installazione, pur con tutte le limitazioni necessarie. Ci sono ancora delle zone d’ombra e delle incertezze su cui, è proprio il caso di dirlo, è necessario fare luce.
Stefano Rossini