“Era la vigilia di Natale del 1922, quando il Vescovo della Diocesi di Rimini, monsignor Vincenzo Scozzoli, pose la prima pietra della casa per accogliere le Figlie di Maria Ausiliatrice. Essa doveva sorgere vicino alla Parrocchia di Maria Ausiliatrice (oggi piazza Alberto Marvelli) offerta, alcuni anni prima, dalla Diocesi ai Salesiani – inizia così la testimonianza di suor Francesca Fontanili, superiora dell’Istituto riminese delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Le suore erano molto attese dalla popolazione parrocchiale, che aveva già conosciuto i salesiani, e quel giorno fu una festa per tutti. Specialmente felici furono i gruppi dell’Unione Padri di Famiglia, delle Donne di Azione Cattolica e del Circolo Auxilium, ma soprattutto le ragazze, i ragazzi e i giovani.
La signora Annetta Maccolini, generosa continuatrice delle opere del fratello monsignor Ugo Maccolini, sostenne le spese. Ci sembra importante ricordare che nel 1930, la signora Annetta ottenne un miracolo per intercessione di San Giovanni Bosco, lei che tanto amava i Salesiani e le Salesiane”.
Quando avvenne il vostro ingresso in Diocesi?
“Le Figlie di Maria Ausiliatrice giunsero a Rimini il 20 novembre del 1923, accompagnate dalla loro Direttrice, suor Maria Sardo.
Le Suore si misero così a pregare, ad ascoltare, ad essere a disposizione delle urgenze. E presto organizzarono un laboratorio di cucito e ricamo per le giovani, l’Asilo Infantile per i piccoli, una scuola elementare per le bambine e, fiore all’occhiello, l’Oratorio festivo per le bambine e le giovani. Alcuni anni dopo, ecco una novità, il teatro dell’Oratorio dei Salesiani, sempre a disposizione dei ragazzi, accolse e applaudì festosamente la “Nuova Compagnia Teatrale Femminile” che interpretò l’Operetta “I Folletti”.
Il piccolo seme stava diventando un albero. Le Suore si trovavano bene e i bambini e le ragazze erano sempre più numerosi e vivaci”.
Intanto nascevano le prime vocazioni.
“Maria Ausiliatrice cominciò a scegliersi le sue Figlie tra le giovani che frequentavano l’Oratorio. Era cosa bellissima essere tutte di Dio per occuparsi dell’educazione della gioventù.
Il carisma di Don Bosco entusiasmava, affascinava i giovani e gli adulti. Perché è bello vivere in allegria serenità e gioia; amare immensamente Gesù Eucaristia e Maria Ausiliatrice; spendere la vita perché ogni ragazzo/a si senta amato, perché in ciascuno si scopra il punto accessibile al bene, perché tutti possano crescere buoni cristiani e onesti cittadini per essere felici nel tempo e nell’eternità.
E così era conosciuto, amato, vissuto dalle Suore, dalle mamme, dalle giovani il Sistema Preventivo, il metodo educativo di Don Bosco, che si basava su tre grandi valori: “ragione, religione, amorevolezza”.
La casa a poco a poco divenne piccola e dopo la guerra del 1940-’45, ci fu un ampliamento che dette spazio e respiro all’opera”.
Oggi come si svolge il vostro servizio?
“Attualmente le Figlie di Maria Ausiliatrice a Rimini sono 13. Le attività educative, formative e culturali che seguiamo sono la direzione delle scuole (Infanzia e Scuola Primaria), la catechesi parrocchiale, la promozione di Associazioni varie (sportive, dei genitori e ex-allieve/i) e il Centro Estivo, animato dalle Educatrici e dal Gruppo “Giovani animatori” oltre al Laboratorio settimanale di ricamo per bambine e ragazze”.
Quanti bambini e ragazzi frequentano la vostra scuola?
“Le iscrizioni sia alla scuola dell’infanzia sia alla scuola primaria sono numerose e la popolazione scolastica raggiunge circa 200 famiglie. Il sabato pomeriggio, dopo la catechesi parrocchiale, arriva qui un gruppo di bambine, vivaci e allegre, e anche alcune mamme per il laboratorio di ricamo e in estate il nostro piccolo cortile si riempie di altre numerose presenze nel centro estivo”.
Quali rapporti con i giovani?
“Durante l’anno proponiamo agli adolescenti un cammino per diventare “animatori”: sono giovani che desiderano offrire il loro tempo e le loro energie per stare in mezzo ai più piccoli. La spiritualità giovanile salesiana è fatta di “allegria, studio (impegno) e preghiera” e i giovani imparano ad essere presenze significative e responsabili, ad organizzare giochi e attività, a vivere la loro vita secondo i valori del Vangelo”.
Particolari difficoltà?
“Anche per il nostro Istituto la diminuzione delle vocazioni crea difficoltà; il nostro impegno di consacrate è di poter continuare a far vivere il carisma salesiano condividendo sempre di più con i laici e i giovani l’impegno di educare ed evangelizzare nello stile del Sistema preventivo”.
Progetti per il futuro?
“Siamo figlie di un “sognatore”, quale era don Bosco, perciò di progetti ne abbiamo tanti pensando ai giovani e alle sfide che il nostro tempo ci offre: le nuove tecnologie, l’educazione all’affettività, alla solidarietà e all’accoglienza del diverso.
Il primo passo è di coinvolgere sempre di più le famiglie e i nostri ex-allievi nell’opera educativa e nell’impegno di “Educare alla vita buona del Vangelo”, come ci chiede la Chiesa italiana”.
Francesco Perez
Nella foto, l’incontro in preparazione al Natale con le atlete della PGS di pallavolo