Sono gli alunni delle classi III A e III B della scuola primaria “Decio Raggi” di Rimini i vincitori del concorso “La scuola azzera la povertà”, promosso dalla Caritas Diocesana.
Riservato alle elementari della provincia di Rimini, il concorso ha visto la partecipazione di 20 istituti, pari a 52 classi per un totale di 1.100 alunni. Patrocinato da Punto Europa, Comune e provincia il suo obiettivo era “l’educazione alla povertà: aiutare gli alunni a crescere nella consapevolezza di una povertà sempre più presente nel nostro territorio. Una povertà che interpella il nostro modo di vivere, a partire dai più giovani”.
Il lavoro svolto con le scuole continuerà nei prossimi mesi con gli alunni delle medie e delle superiori; a quest’ultimo hanno aderito 48 classi per un migliaio di studenti di età compresa tra gli 11 e i 18 anni.
Il concorso indetto per le scuole elementari, le medie e le superiori, rientra nell’ambito di un’articolata campagna, intitolata “Zero poverty- Povertà zero”, promossa da Caritas Italiana in occasione dell’Anno Europeo della lotta alla povertà e alla esclusione sociale.
L’obiettivo è quello di rafforzare la conoscenza dei fenomeni e delle storie di povertà: in particolare quelle più vicine a noi, nel nostro territorio. Nello stesso tempo diffondere la consapevolezza circa il fatto che l’esclusione sociale non è un destino ineluttabile, bensì un effetto di certi meccanismi sociali, economici e politici, che ogni uomo e ogni cristiano hanno il dovere di modificare. La lotta alla povertà non può non passare da un grande sforzo educativo che coinvolge tutti. Insegnati e studenti insieme, educatori a vario titolo, sono chiamati a elaborare e costruire una cultura capace di fondare una diversa narrazione del mondo e la consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita. Una nuova cultura che si fonda su due pilastri fondamentali: apprendere dalla povertà, apprendere la povertà.
Apprendere dai poveri significa essere capaci di ascolto, di dialogo, di solidarietà attiva. Richiede di considerare i poveri come persone, soggetti e non oggetto delle politiche e degli interventi di solidarietà. Fratelli che chiedono giustizia e non elemosina.
Apprendere la povertà significa riconoscere la positività della povertà evangelica. La povertà come radicale rifiuto della concezione fondata sulla sola dimensione economica e sul conseguente rifiuto dell’idea che sviluppo e ricchezza siano misurati solo con parametri monetari. La povertà come riconoscimento della fondamentale relazione con l’alterità che costituisce non un limite, ma una ricchezza dell’umanità.
Il grande lavoro fatto da tutti i ragazzi insieme alle loro insegnanti ci pare abbia raggiunto l’obiettivo: conoscere i poveri che vivono vicino a noi e tra di noi e capire che la lotta alla povertà comincia da ognuno di noi, costruendo relazioni più attente agli altri, più solidali nell’ottica della condivisione e del dono. Diverse classi hanno concluso il lavoro didattico con la raccolta di vestiti, materiale didattico e alimenti poi consegnati alla Caritas.
Una frase su tutte colta da una bambina di seconda elementare: “Da noi le bambole hanno tutto, da loro (in Africa) i bambini non hanno niente”.
Cesare Giorgetti