Per la Fondazione Fellini è arrivato il momento di rimettersi al lavoro. È tempo, infatti, di assegnare il premio Fellini. Una tradizione che si mantiene inalterata nonostante le traversie che la Fondazione ha affrontato negli ultimi mesi, degne di un film.
Nell’anno in cui il mondo intero celebra il mezzo secolo di La dolce vita, infatti, la Fondazione Fellini, creata nella città natale del grande regista per onorarne la memoria, ha attraversato momenti burrascosi. Il primo capitolo del dramma si è consumato questa primavera, quando era stato denunciato un buco nel bilancio della società di oltre 500mila euro. Poi, ad agosto, l’assemblea dei soci, riunitasi per ratificare la nomina del nuovo presidente dopo le dimissioni di Pupi Avati, si è trovata davanti al passo indietro del regista Giuliano Montaldo, che ha rifiutato l’incarico proprio durante la conferenza stampa che doveva ufficializzarne la nomina. Pochi giorni, e anche il direttore storico della Fondazione, Vittorio Boarini, annuncia la decisione di andarsene, offeso dalle dichiarazioni dell’assessore alla Cultura Antonella Beltrami, che riferendosi alla Fondazione aveva parlato di “inefficacia gestionale”. A settembre viene nominato nuovo direttore il semiologo Paolo Fabbri e spunta il nome del senatore Sergio Zavoli come possibile presidente. L’illusione dura quasi un mese: se a fine agosto, infatti, la nomina sembrava praticamente ufficiale, a metà ottobre Zavoli declina l’incarico. Nel frattempo, a settembre, il neodirettore Paolo Fabbri propone di cominciare a risparmiare tagliando proprio il premio Fellini, costato 77mila euro nel 2009. Un paio di mesi fa, però, l’ipotesi è stata respinta: ci si limitati a cancellare la cena di gala. “Mi è stato fatto notare che il premio è per 40mila euro finanziato dal Ministero: rinunciando al premio, di fatto, si sarebbe rinunciato anche al finanziamento. – spiega il direttore Fabbri – Quindi limiteremo le spese accessorie: la cena non avverrà in una sala costosissima, come accadeva in passato, e non tutti gli ospiti alloggeranno al Grand Hotel. Il premio sarà gestito senza sciupio.”
Il premio fu assegnato per la prima volta nel 1994 a John Turturro. In seguito il premio ha portato a Rimini registi del calibro di Martin Scorsese (2005), Roman Polanski (2006), Ermanno Olmi (2007), Manoel de Oliveira (2008) e Sidney Lumet (2009). Quest’anno la Fondazione ha scelto un giovane talento italiano, il regista e scrittore Paolo Sorrentino, una figura poliedrica che rispecchia il nuovo orientamento dell’ente riminese. “Il premio Fellini in precedenza era un premio alla carriera, consegnato a registi famosi. – spiega Paolo Fabbri – Da quest’anno, invece, il premio sarà assegnato a giovani per i quali il riconoscimento può essere anche un incentivo. Inoltre, è più interessante legare il premio alla molteplicità dei caratteri di Fellini, alle arti felliniane, e non solo al cinema. La scelta è caduta su Sorrentino, che è anche scrittore, e dunque rispecchia l’orientamento multidisciplinare che la Fondazione ha intenzione di intraprendere in futuro.” La scelta rientra anche nella nuova politica economica della Fondazione. Se per Scorsese, infatti, era necessario spendere una cifra considerevole per il viaggio, le spese di spostamento di Sorrentino saranno molto più contenute. “In altre parole non si spenderanno 10mila euro per far viaggiare nessuno, così come non si spenderanno 10mila euro per la cena di gala” prosegue Fabbri. Madrina della cerimonia, in programma sabato 18 dicembre presso il Museo della Città, sarà l’attrice Sandra Milo “probabilmente l’unica persona, oltre a Sorrentino, ad alloggiare al Grand Hotel”. La spesa totale del premio 2010 non è ancora stata stimata: “i conti veri e propri li faremo alla fine, ma certamente spenderemo molto meno dell’anno scorso. Mi auguro, comunque, di restare entro la cifra del finanziamento ministeriale” conclude Fabbri.
Il 18 dicembre, oltre alla premiazione, ci sarà anche la riunione dei soci della Fondazione, che andranno a eleggere il nuovo presidente, Pier Luigi Celli, ex presidente Rai, la cui nomina sembra ormai ufficiale. “Pier Luigi Celli, che conosco bene, si è detto disponibile ad accettare l’incarico. – conferma Fabbri – Credo che in questo momento sia la persona più adatta alla presidenza. Sarebbe stato bello se ci fosse stato anche Zavoli, ma un presidente deve avere anche competenze nella dimensione amministrativa della Fondazione, e Celli, da questo punto di vista, è la persona giusta. Inoltre io e Celli siamo entrambi riminesi, quindi entrambi coinvolti nel territorio.” Il confronto con la “vecchia” dirigenza è istintivo: Vittorio Boarini e Pupi Avati, entrambi bolognesi, non hanno mai coinvolto Rimini nelle attività della Fondazione. Basti pensare che la mostra per La Dolce Vita è stata fatta presso il MAMBo, il Museo d’Arte Moderna di Bologna. “Le istituzioni mi hanno chiesto di rispondere un po’ di più alla città. E, infatti, stiamo allestendo una mostra qui a Rimini. Non sarà più la Fondazione a spostarsi. Inoltre, abbiamo stabilito una relazione con la cineteca di Rimini.” Un rapporto, quello con la cineteca, che avrebbe dovuto essere ovvio fin dall’inizio, per una Fondazione di cinema priva di un cinema. Tema, questo, che riporta a un altro capitolo delle peripezie della Fondazione: la sede. I lavori per la ristrutturazione del cinema Fulgor, che dovrà ospitare la nuova casa della Fondazione, sono stati posticipati, e dovrebbero iniziare (il condizionale è d’obbligo) l’autunno prossimo.
Le nomine dei nuovi vertici, il mutuo che Comune, Provincia e Fondazione Carim hanno acceso per ripianare i debiti e la prossima costruzione del Fulgor, hanno il compito di aprire la strada a una nuova era della Fondazione Fellini. Sperando che non ci siano altri colpi di scena nella tormentata vita dell’associazione intitolata al grande regista.
Genny Bronzetti