Da ormai due anni raccontiamo le vicende dei riminesi nel mondo, persone che per i più diversi motivi hanno deciso di lasciare la loro città e il loro paese per vivere all’estero. Alcune volte li muove la passione, altre l’amore, altre ancora la curiosità di scoprire com’è il resto del pianeta. Ma quanti sono questi riminesi? E, per allargare gli orizzonti alla nazione, quanti sono gli italiani che ancora oggi emigrano?
Un popolo di emigranti
È arrivato il momento di aggiornare la nostra idea un po’ desueta sull’emigrazione italiana, fatta per la maggior parte di vecchie foto sbiadite in bianco e nero, di orde di donne e uomini spesso nullatenenti, contadini e braccianti, che lasciavano un paese nella miseria per cercare qualcosa di meglio. Gli italiani sono ancora un popolo di emigranti. I numeri non solo confermano questa tendenza, ma anzi delineano un aumento.
Secondo i dati presentati dal Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes 2010 e le stime dell’AIRE (l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), dal 2006 a oggi c’è stato un aumento di residenti italiani fuori Italia di quasi un milione di persone (gli emigranti sono passati dai 3 milioni e 106mila del 2006, ai 4 milioni e 28mila del 2010, il 30% in più). Gli italiani all’estero sono il 6.7% del totale della popolazione, numero quasi equivalente alla presenza di emigranti da altre parti del mondo in Italia. Di fronte a questi dati destano non poche perplessità le scelte di ridurre drasticamente i fondi alla società «Dante Alighieri», istituto di italiano all’estero. Scelta, tra l’altro, in controtendenza rispetto agli istituti di altri paesi europei.
Si parte ma non si torna
Sono 200mila gli italiani che lasciano il paese ogni anno, diretti soprattutto verso l’Europa e l’America. Rispetto al passato è diminuito il fenomeno del ritorno. Sono sempre meno gli italiani che hanno intenzione di rientrare, e non certo per mancanza di affetto o voglia di rivedere il proprio paese. Per molti l’estero è stata una prova difficile ma che ripaga, e soprattutto molti giovani non trovano in Italia le stesse condizioni o possibilità di lavoro che hanno lontano da casa. Un dato che contrasta con la vecchia generazione è che la maggior parte degli emigranti moderni ha un livello di educazione medio alto. In pratica, se nel secolo scorso lasciava il paese chi poteva offrire solo la propria forza lavoro, oggi al contrario se ne vanno laureati, ricercatori e figure di alta professionalità. Si inserisce in questo contesto la famosa fuga dei cervelli. Secondo la graduatoria «Top Italian Scientists» l’Italia ha i suoi più bravi scienziati all’estero. Dei 2000 ricercatori italiani lontano dal Belpaese, solo uno su 4 intenderebbe ritornare in Italia. Ma il condizionale è d’obbligo, perché spesso, davanti all’idea di rientrare e perdere quello che si è conquistato, molti preferiscono rimanere dove sono.
La situazione dei riminesi
Qual è la situazione di Rimini in questo panorama? Se partiamo dal punto d’osservazione del nostro Ponte, delle 20 persone intervistate finora, meno di 5 sono rientrate in Italia, per le altre la domanda neppure si pone. Passando ai dati dell’AIRE e al rapporto Migrantes si osserva che Rimini, anche se è una piccola realtà, gioca una parte non indifferente. In Emilia Romagna, infatti, è la quarta provincia per numero di emigranti, con 15.739 cittadini in giro per il mondo. Ancora più alto il valore per Rimini come comune, che si situa al secondo posto in regione, con 7.348 cittadini fuori dai confini nazionali (il 5.2% della popolazione riminese totale), e il 25°, in Italia, nella graduatoria di cittadini iscritti all’AIRE.
Sia nella dimensione locale sia in quella nazionale è alto il numero di donne emigranti. Per la provincia di Rimini si raggiunge la quasi totale parità: il 49% sono donne, il rimanente 51% è composto da uomini. Tra le mete preferite dagli emiliano romagnoli si conferma la tendenza generale: Sud America ed Europa. I paesi in cima alla lista sono Argentina, Svizzera, Francia, Regno Unito, Brasile e San Marino.
Il rapporto con i compaesani
Davanti a questa marea di numeri, dati e nomi di paesi sono interessanti le considerazioni della Fondazione Migrantes, sul rapporto tra italiani residenti in Italia e compaesani residenti all’estero. I primi, infatti nutrono verso i secondi e nei confronti del fenomeno della mobilità un sostanziale disinteresse. Oltre ai 4 milioni di persone con cittadinanza italiana che sono nel mondo, ce ne sono circa altri 80 che possono vantare una discendenza tricolore, i cosiddetti oriundi.
“Noi abbiamo due reti – afferma nella presentazione del rapporto, monsignor Giancarlo Perego, Direttore generale Fondazione Migrantes – quella degli italiani nel mondo e quella dei cittadini stranieri in Italia, che costituiscono un ponte rispetto ai loro Paesi di origine con innumerevoli ramificazioni. Purtroppo, stiamo trascurando la valorizzazione dell’una e dell’altra rete”.
C’è il rischio, insomma, di perdere tanto il proprio passato quanto il futuro. Di non capire l’importanza di un rapporto che continua e si perpetua oltre i confini nazionali e nel contempo di non saper accettare e valorizzare i nuovi cittadini che entreranno di diritto nel nostro contesto culturale. Dall’altra parte chi guarda verso l’Italia dall’estero è sempre più portato ad amarla più per il suo passato che per il suo presente, tagliando in modo definitivo il cordone ombelicale con le proprie origini.
Stefano Rossini