Il 98.5% delle persone residenti in provincia (325.265) di Rimini vive in famiglia.
È il punto di partenza dal quale guardare la fotografia scattata dall’Osservatorio Statistico dell’Ente che ha prodotto per questo 2010 (dati relativi 2009) un Report illustrativo della conformazione della famiglia residente sul territorio.
La cellula fondante della società ha nel tempo, come era inevitabile, cambiato aspetto. Fenomeni di ordine sociale, politico ed economico l’hanno mutata e plasmata a forme nuove.
Gli ultimi 50 anni possono definirsi un vero e proprio terremoto. L’aumento della popolazione, in generale, l’incremento dell’immigrazione interna e da altri paesi ha prodotto i suoi effetti pure in questo territorio. Basti pensare che dal 1951 al 2010 (primo gennaio) le famiglie sono cresciute di circa 100mila unità: si è passati, infatti, da 37.948 a 137.354.
Ma si può ragionare in questi termini? Forse. Certo è che una riflessione deve esser fatta se si pensa che la dimensione media familiare nel 1951 era di 4.19 elementi mentre a inizio 2010 era di 2.35. Circa due persone in meno che ad un primo sguardo si penserebbe “perdere” dalla tendenza a fare meno figli ma che, invece, è legato al fatto che nel tempo le famiglie sono cresciute più della popolazione: quest’ultime sono cresciute del 72%, i residenti del 50%.
I numeri da vicino
Il dato che salta all’occhio più di ogni altro è la crescita, nell’ultimo decennio, delle famiglie formate da un solo componente. Dal 1991 al 2010 si è registrato un +32.6%. Stiamo parlando di 44.748 nuclei, la “famiglia” più grande tra tutte, cui seguono i 36.912 nuclei (+26.9% dal 1991) con due componenti; 27.942 nuclei con 3 componenti; 20.778 nuclei con 4 componenti; 5.045 con 5 componenti e 1.929 con 6 o più componenti. Tassi di crescita a parte, ad oggi, sono 44.748 (32,6% del totale) quelle che sul territorio la statistica definisce “famiglie unipersonali”.
Di queste: il 15.1% (6.749) si riferisce a giovani con età inferiore ai 35 anni; il 44.6% (19.967) si riferisce a persone in età compresa tra i 35 e i 64 anni; il 40.4% (18.032) a “unifamiglie” composte da persone con età maggiore o uguale a 65 anni.
Il matrimonio tiene
Rimane, però, un dato che parla più di ogni altro: il 48% (65.895) del totale delle famiglie è composto da coppie coniugate (vedi tabella a lato) e il 16.8% delle coppie non ha figli.
Nel corso del 2009 sono state 1.150 le coppie che hanno deciso di pronunciare il “si”, il 57.6% dei quali con rito religioso. La serie storica proposta nel Report dice, inoltre, che continua a crescere l’età media degli sposi: 35 anni per gli uomini e 32 per le donne. Nel 1950 era rispettivamente 25.3 e 21.7.
Possiamo definirlo un segno dei tempi visto che si è allungata la fase “scolastica” e di formazione della popolazione, in generale.
Stranieri di casa
Qui, delle 10.511 famiglie presenti sul territorio il maggior numero 43% è composto da 1 sola persona. Un dato quasi scontato se si pensa che in molti casi si tratta di lavoratori che lasciano nel paese d’origine la famiglia.
Attaccati alla cameretta
Politici poco simpatici li hanno definiti “bamboccioni”. Loro si difendono e dicono che è la società con tutte le sue crisi e il precariato che non li mette in condizione di lasciare la cameretta di casa. Attualmente sono oltre 41.000 (38.5%) i giovani tra i 25 e i 34 anni che vivono ancora in famiglia con i genitori. Di questi il 7% risulta coniugato oppure separato o divorziato mentre tutti gli altri sono ancora signorini/e.
Una curiosità: una gran parte di bamboccioni sono figli unici (42%). Segno dei tempi pure questo?
Angela De Rubeis