Il ricordo di mons. Franco Peradotto, primo presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) recentemente scomparso, che il Papa ha donato al termine del suo intervento venerdì 26 novembre – in occasione della XVI assemblea nazionale elettiva – diventa oggi la chiave di lettura della storia e delle nuove prospettive dei settimanali diocesani. Di fronte alla sfida delle nuove tecnologie e della cultura di oggi, infatti, sono ancora non solo attuali ma soprattutto profetiche le sfide con le quali i primi fondatori della Fisc, avevano pensato al ruolo dei settimanali diocesani. Tanta strada si è fatta da allora, soprattutto in termini di professionalità e di nuove impostazioni tecnologiche, ma quei compiti che Benedetto XVI ha ricordato durante l’udienza sono oggi come allora le vere sfide cui devono guardare i nostri settimanali.
Anzitutto la sfida della verità. Riferendosi al rischio delle “tante verità” che la cultura di oggi propone, il Papa sottolinea come “gli organi di informazione sono chiamati a servire con coraggio la verità, per aiutare l’opinione pubblica a guardare e a leggere la realtà da un punto di vista evangelico”.
“Continuate ad essere giornali della gente – ha esortato Benedetto XVI – che cercano di favorire un dialogo autentico tra le varie componenti sociali, palestre di confronto e di dibattito leale fra opinioni diverse”. Sono sfide che i nostri giornali sono chiamati a raccogliere per essere voce autorevole nell’areopago moderno della comunicazione.
Certamente la Fisc è ad una svolta, non solo per gli avvicendamenti del presidente e del nuovo consiglio, come prevede lo statuto, ma soprattutto perché non può permettersi di restare ancorata ad abitudini o tradizioni formali, nella consapevolezza che un giornale deve sapersi rinnovare per parlare alla gente del suo tempo.
“Giornale della gente”, “Un giornale in ogni diocesi”, “Quale futuro della carta stampata nel mondo digitale?”. Non sono semplicemente slogan, ma progetti editoriali, sono sfide quotidiane, sono soprattutto valori sui quali si fonda la ragion d’essere e tutto il cammino della Fisc.
Per questo i nostri giornali sono chiamati oggi a ripartire con quello stesso entusiasmo con cui sono partiti i soci fondatori, ma se ci pensiamo bene giornali come i nostri sono chiamati a “ripartire” ogni giorno, perché ogni giorno si pongono in modo nuovo di fronte alle sfide del mondo mass-mediale e soprattutto di fronte alle sfide della gente.
La differenza, infatti, tra i nostri giornali e tutto il mondo mass-mediale di oggi, con le sue tecnologie e i suoi “poteri forti” è che ogni giorno i settimanali cattolici sono chiamati a leggere il territorio e le attese della gente, per rispondere con verità. I nostri giornali non faranno mai “dossieraggio” o piani preconfezionati per portare avanti una tesi, ma saranno sempre a servizio di quella realtà vera che si riscontra nella vita di ogni giorno.
Emilio Pastormerlo
Nella foto, il Papa con i direttori dei settimanali cattolici italiani ricevuti in udienza del 28 novembre